Doratura e argentatura
Doratura
Esistono due tecniche di doratura:
- doratura a Missione
- doratura all’acqua o a Guazzo
Ambedue le tecniche erano utilizzate già nel trecento, pertanto non si tratta di una tecnica più moderna dell’altra, ma bensì di una tecnica più economica dell’altra.
Questa volta, la nostra guida e maestro è¨ Leonardo Nencioni, decoratore laccatore di mobili a Firenze.
Doratura a Missione
La doratura a missione è la tecnica più facile da eseguire, per farla si utilizza un mastice speciale (la missione appunto) il quale una volta dato, asciugando, rimane appiccicoso per un determinato lasso di tempo nel quale è possibile attaccare sopra la foglia d oro.
Vediamo come si deve procedere:
Innanzitutto è importante, come al solito, che la superficie da dorare sia perfettamente liscia, pertanto scarteggiatela accuratamente con grana fine.
Anticamente prima di incollare la foglia oro si stendeva una pasta di argilla ferrosa, chiamata bolo. Esiste tutt’ora in commercio nei seguenti colori: giallo, nero, rosso. Nel caso della doratura a missione è possibile sostituire il bolo con del colore acrilico che imiti la tonalità del vero bolo (nei lavori ex-novo ai quali si riferisce l’articolo ndr). Questa preparazione serve da base per dare un colore di fondo alla superficie in modo da far risaltare meglio il colore oro e dargli una tonalità particolare. Anche dopo aver steso il color bolo, vero o imitazione che sia, è sempre meglio carteggiare con grana finissima (400).
A questo punto si spennella la missione su tutta la superficie da dorare.
In commercio esistono vari tipi di missioni solubili sia con alcool (missione a spirito) sia con acqua ( missione all’acqua), ognuna di queste ha caratteristiche diverse pertanto la cosa migliore è come al solito fare delle prove e procedere per tentativi. Ognuna di queste missioni ha un suo tempo di asciugatura consigliato sull’etichetta, in genere quindici minuti. Trascorso questo tempo si procede ad appiccicare i fogli di oro.
La doratura a missione si esegue normalmente con l’oro falso (in gergo orone), prima di tutto perché l’oro vero ha caratteristiche tali che vengono esaltate solo con la doratura a guazzo, poi perché trattandosi di una tecnica più economica non sarebbe conveniente utilizzare una materia prima così costosa. Ad ogni modo per i più pignoli è possibile comunque trovare presso i restauratori i fogli di oro zecchino.
L’ orone si appiccica sull’oggetto da dorare con l’aiuto di un pennello che battutto di punta ci aiuta a spingere la foglia nelle parti più difficili da raggiugere con le dita, poi si spolvera bene il tutto.
A questo punto l’ oro deve essere fermato, io utilizzo la gommalacca, primo perché anticamente era così che facevano, e secondo perché in effetti non esiste un’altra vernice che riesca a dare un colore così bello e caldo.
Una volta asciutta la gommalacca, si può dare a piacere una leggera spagliettata con lana d’acciaio finissima in modo da dare un aspetto consumato e vecchio all’oggetto dorato. Ed è qui che entra in gioco veramente il colore del fondo con cui avete preparato la superficie da dorare. Infatti spaglieando con delicatezza, insistendo di più in certi punti e di meno in altri si fa trasparire in modo irregolare il colore del bolo sottostante e si dà così una tonalità particolare all’oro imitandone l’antica usura.
Doratura a Guazzo
Questa seconda tecnica è più difficile e prevede l’uso di prodotti da restauratore, senza facili scorciatoie, come nel caso del bolo imitato dal colore acrilico.
E’ ovvio che bisogna scarteggiare accuratamente la superficie prima di iniziare, come già detto nel paragrafo precedente.
Il supporto da dorare deve essere preparato esclusivamente con gesso da doratori colla di coniglio e acqua (vedi il metodo classico del manuale per intendersi).
Si applicano due mani di bolo spento in un po’ acqua di colla (non ho delle misure precise perché faccio le dosi ad occhio) comunque non deve essere troppo magro.
Una volta asciutto si inizia la doratura bagnando il bolo con un acqua di colla (colla di pesce) molto debole, l’ oro si taglia su di un cuscino di pelle e con un cotone leggermente umido, oppure con una specie di pennello di crine piatto, si prende e si depone senza premere troppo, altrimenti si rompe, sulla parte di bolo inumidito.
L’operazione è molto delicata e richiede una certa manualità che si acquista solo con l’esperienza in quanto la foglia d’oro non può essere toccata con le mani ma solo col pennello da doratore al quale si “attacca” per il principio dell’elettrostatica. (ndr)
Dopo circa 24 ore (comunque dipende molto dal tempo asciutto o umido) si passa a brunire l’oggetto, con un brunitoio (è un attrezzo che ha montato in cima ad un manico una pietra di agata ) si inizia a passare la pietra, premendo, su tutta la superficie dorata rendendola liscia e lucente, attenzione non strusciare l’oro con le dita perché c è il rischio di toglierlo.
A questo punto si spolvera con un pennello morbido e si ferma l’oro con la gommalacca. Nella trasparenza dell’oro i differenti colori del bolo fanno acquistare un colore diverso all’oro stesso specialmente se un po’ consumato.
Argentatura a Mecca
Aggiungo anche questa informazione per me importante.
Anticamente,non essendo ancora stato inventato l’oro falso, l’unica maniera per non spendere un occhio della testa nelle dorature, era quella di argentare (all’epoca con argento vero, adesso possiamo scegliere tra il vero e il falso), e poi passare a fermare con una gommalacca macchiata con anilina oppure concentrati a spirito fino a dare all’argento un colore simile all’oro.