Luoghi d'arte

Palazzo Barbò

Fonte: Ilaria Longhi, Manuel Guerci, Alessia Induni,  Cristina Paiva Dezolt

La presentazione del Palazzo Barbò e della annessa Torre Pallavicina è parte integrante dello  studio per un “Progetto  di Restauro” del Soffitto Cassettonato di una delle sale del palazzo.

 

  
Il paese prende il  nome da una magnifica torre medievale collegata, da una caratteristica passerella aerea coperta, ad un maestoso palazzo che  per secoli fu di  proprietà dei Pallavicino.

Il possente torrione, che risale al Quattrocento, non fu eretto da un Pallavicino, ma da Tristano Sforza, figlio illegittimo del duca di Milano Francesco Sforza e di Beatrice d Este, signore di Soncino.

 

 

La torre, che è a pianta rettangolare con muratura in laterizio, è poi stata rimaneggiata in epoca rinascimentale, quando sulla sua sommità è stata innalzata una loggia, dai soffitti ricchi di intagli, che poggia sulla merlatura al di sopra del piombatoio.

Del cinquecento (i lavori terminarono nel 1560) è il palazzo residenziale che affianca la torre – fortilizio e che ancora oggi appare grandioso pur nella sua semplice struttura.

Questa notevole residenza venne eretta dal Marchese Adalberto Pallavicino, figlio naturale di Galeazzo Pallavicino, consigliere di Gian Galeazzo Sforza, il quale, dopo aver servito con le armi la Repubblica Veneta ed il Duca di Urbino, si ritrasse a vita solitaria, verso la metà del secolo XVI, in quella dimora che egli si era appositamente predisposta in mezzo ai vasti suoi possedimenti.

 

Il nome del fondatore di questo edificio è pure ricordato nel fregio delle finestre, con le lettere AD.MA.PA. mentre il fregio della finestra mediana reca la data MDL, che deve riferirsi all’epoca in cui la costruzione fu condotta a termine. Il fronte principale si presenta semplice e grandioso con l’ampio porticato terreno, ogni arcata del quale reca scolpiti gli stemmi della famiglia.

 

Un ampia e comoda scala in mattoni conduce alle sale superiori.
I soffitti in legno delle varie sale presentano una varietà di tipi, alcuni particolarmente ricchi di intagli ornamentali riportati sull’ossatura del soffitto. Proprio di uno di questi ci avvalleremo per impostare la nostra tesi di restauro.

 Veduta del Palazzo barbò a Torre Pallavicina (BG)

 

Il soffitto in questione si trova attualmente nella sala di ingresso al primo piano del palazzo. Fu costruito, secondo una nota dai documenti d archivio (che abbiamo visionato, ma dei quali non era possibile avere delle copie), nel 1550 all’interno della Torre-fortilizio, quando Adalberto Pallavicino fece erigere il sopralzo disposto a forma di loggia.

Non esistono documenti che si riferiscono alla data in cui il cassettonato  venne spostato all’interno del palazzo, ma si può presumere che sia avvenuto dopo il terremoto del 1802, quando in seguito a seri danneggiamenti che riguardarono la parte superiore della torre, questa fu ristrutturata. Infatti si riscontrano incongruenze a livello decorativo dove alcuni intagli ricordano tipologie dello scorso secolo, e operazioni di adattamento alla nuova collocazione.

 

 

La stanza molto ariosa è arricchita dal monumentale soffitto che non risulta pesante, ma dona importanza e crea con essa un elegante contrasto. L’ ambiente si presenta molto semplice; grandi pareti bianche prive di decorazioni e il pavimento del colore rosso tipico del cotto antico. L unico elemento ornamentale è rappresentato dall’elegante camino marmoreo a grottesche. Proprio questa linearità esalta maggiormente la ricchezza della decorazione del soffitto e ne permette una più facile lettura.
Il soffitto é composto da otto lacunari con doppia cornice intervallata da intagli floreali e con al centro grandi rosoni. Sull’ asse centrale longitudinale si trovano tre stemmi araldici con le iniziali di Adalberto Marchese Pallavicino antico proprietario del palazzo.

 

 

Le fasce tra i riquadri sono ricchissime di intagli ripetitivi e alternati, che presentano una grande varietà di tipologie decorative principalmente floreali.

 

I rosoni dominano la composizione con la loro importante volumetria in aggetto. In generale l’intaglio risulta di buona fattura molto particolareggiato e raffinato, fine e delicato, con un ottima resa volumetrica e plastica. Queste sono caratteristiche tipiche dell’epoca, così come la sottile preparazione, quasi assente negli intagli, che ricopre e non crea le forme. La gamma cromatica è limitata, presenta alla base tonalità calde di ocra e marrone su cui si stagliano gli intagli chiari.

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