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Palazzo M.Rossi: Stato di Conservazione

Palazzo Madama Rossi: L’ avanzato livello di degrado della facciata di Palazzo Madama Rossi era già stato segnalato dalle Autorità Comunali competenti che con apposita Ordinanza avevano intimato al Condominio l’ inizio immediato dei lavori di manutenzione straordinaria

Diagnosi SULLO STATO DI CONSERVAZIONE

e progetto di intervento sulla Facciata

  
L’ avanzato livello di degrado della facciata di Palazzo Madama Rossi era già stato segnalato dalle Autorità Comunali competenti che con apposita Ordinanza avevano intimato al Condominio l’ inizio immediato dei lavori di manutenzione straordinaria per riportare la facciata prospiciente la via Acqui alle condizioni di efficienza per quanto attiene alla sicurezza, all’estetica, al decoro e all’igiene .

Allo stato attuale, l’ esame diretto dello stato di conservazione della facciata, in modo particolari degli intonaci, conferma la necessità di procedere alla loro rimozione, presentandosi quasi del tutto irrecuperabili. Si è comunque valutato di documentare lo stato di fatto tramite apposita mappatura a fine preventivo e per completezza di indagine.

Il prospetto su Via Acqui si presentava in pessimo stato di conservazione, i maggiori danni erano derivati dall’azione combinata di diversi agenti:

l’ acqua nelle sue diverse manifestazioni (pioggia battente, umidità di risalita), il vento (azione erosiva), gli sbalzi termoigrometrici, gli elementi inquinanti contenuti nell’atmosfera e i precedenti interventi di manutenzione e/o restauro.

La superficie intonacata era interessata in maniera diffusa sia dal fenomeno dei depositi superficiali incoerenti, di spessore variabile, costituiti prevalentemente da polveri, particellato, depositi carboniosi, microrganismi e guano di piccione che dal fenomeno dell’erosione superficiale, causato principalmente dallo scorrimento delle acque meteoriche, dall’azione eolica, dall’attacco acido e soprattutto dal susseguirsi dei fenomeni di gelo e disgelo.

Alterazioni biologiche atipiche [Nota 1], dovute all’interazione tra i biodeteriogeni e il substrato, erano visibili su buona parte della superficie intonacata: in modo particolare a livello dello zoccolo (a causa dell’umidità di risalita) e al di sotto del loggiato cinquecentesco (a causa di uno scalino che favoriva il ristagno di acqua). Colature dovute al trascinamento del pigmento per azione dell’acqua sotto forma di pioggia erano visibili al di sotto dei davanzali e dello sbalzo del poggiolo.

Nota 1: Le bioalterazioni si distinguono in Alterazioni Tipiche quelle in cui si possono riconoscere le caratteristiche morfologiche di sviluppo di un particolare biodeteriogeno ed Alterazioni Atipiche quelle in cui tali caratteristiche sono riferibili a più biodeteriogeni o a fenomeni di origine differente (chimica e/o fisica). Uno stesso biodeteriogeno può dare luogo ad alterazioni tipiche o atipiche a seconda degli stadi del suo sviluppo o delle condizioni in cui avviene , cit. definizione di alterazione biologica contenuta in Documento Normal 1/80

Depositi superficiali coerenti erano presenti sulla facciata in maniera meno diffusa rispetto a quelli incoerenti, si trattava prevalentemente di incrostazioni compatte di estensione più limitata, per lo più dovute alla cristallizzazione del carbonato di calcio del substrato, disciolto dalle acque meteoriche ben visibili al di sotto dei davanzali e a livello dello zoccolo.

La decoesione dello strato di intonaco dal supporto murario risultava in più punti apprezzabile al punto da permettere l’individuazione di moltissime zone in cui l’intonaco si presentava già in fase di stacco o del tutto mancante.

Sulla superficie erano anche visibili strati sovrapposti di prodotti alterati a causa dell’invecchiamento, utilizzati nel corso di precedenti interventi manutentivi. Si trattava per lo più di stuccature e/o rappezzature cementizie realizzate a seguito di vecchie cadute di colore, ampliamenti o scassi.

Erano, infine, presenti elementi funzionali a vista passanti direttamente sulla facciata come: cavi elettrici, impianti per l’illuminazione pubblica e privata, insegne, armadietti contatori Enel-Gas, perni e grappe, il cui trattamento è stato valutato in fase progettuale (cfr tavola n.01).

PROGETTO DI INTERVENTO: FASE 1 – LA FACCIATA

In una prima fase di intervento erano stati esclusi dalle operazioni di restauro tutti gli elementi costituenti gli apparati lapidei: il portale sagomato, il loggiato cinquecentesco composto da colonne e balaustrine e la piccola edicola votiva. Successivamente, in accordo con la Committenza e la Soprintendenza preposta, si è valutato di inserirli in un progetto specifico a parte e fortunatamente si è proceduto a restaurarli.

L’ effettivo degrado degli intonaci di facciata che si presentavano completamente decoesi, per buona parte in fase di stacco o mancanti, aveva motivato la scelta di procedere alla loro rimozione, non essendo in alcun modo valutabile l’ipotesi della conservazione.

L’intervento prevedeva anzitutto la spicconatura della vecchia superficie intonacata, predisponendo preliminarmente adeguate protezioni per le parti non interessate, al fine di preservarle da eventuali danni.

Dopo avere rimosso gli intonaci, si è provveduto alla pulizia della superficie sottostante mediante getto d acqua a pressione idonea al fine di procedere all’asportazione di sporco, polvere e parti incoerenti. Il passo successivo è stato  quello di procedere alla pulizia e al ripristino del cornicione in mattoni sagomati tramite semplice spolveratura dei depositi superficiali incoerenti, testando l’effettivo stato di conservazione dei singoli elementi (ed eventualmente valutando l’ ipotesi di procedere al loro consolidamento, previa comunicazione all’Ente vigilante). In seguito si è proceduto al recupero dei passa fuori in legno (finiti con una mano di impregnante preferibilmente a tinta neutra) e alla sostituzione dei vecchi davanzali e delle vecchie soglie deteriorati con nuovi in pietra locale a bordo arrotondato. Inoltre, poiché in fase di sopralluogo era stato possibile verificare che la parte a vista della copertura della loggia versava in stato di avanzatissimo degrado, si è valutata l’ opportunità di procedere alla parziale sostituzione del perlinato esistente con nuovo della stessa tipologia.

La mancanza di un adeguata impermeabilizzazione dell’attuale piano di calpestio del balcone (realizzato in cemento armato), che versava tra l’ altro in stato di evidente degrado, ha motivato la scelta di sostituirlo, al fine di evitare l’ inserimento di uno strato impermeabilizzante e di una pavimentazione sopra il piano esistente che avrebbe richiesto il rialzamento dell’attuale spessore. E stata quindi posta in opera una lastra in pietra di luserna fiammata, rifinita a becco di civetta e spessori di raccordo alle mensole esistenti (a bordo arrotondato). Durante questa operazione si è dovuto prestare particolare cura alla pietra del portale su cui la lastra del balcone era stata presumibilmente appoggiata.

Dopo avere ultimato tutti i lavori preliminari sulla superficie muraria, si è passati alla stesura dei nuovi intonaci, le cui caratteristiche tecniche dovevano risultare compatibili con quelle del supporto sottostante. L intervento ha richiesto: una prima stesura e battitura a frattazzo di un impasto a base di malta di calce idraulica e grassello di spessore fino a 2 cm (rinzaffo), la successiva arricciatura con grassello di calce dolce (arriccio) e lisciatura finale.

In accordo con tutti i Condomini e la D.L. si è valutato di procedere al restauro dei serramenti esterni (persiane) piuttosto che al rifacimento ex-novo, prevedendo l’eventuale sostituzione ed integrazione delle parti mancanti o vetuste, sia in legno che in metallo. Successivamente, dopo essersi assicurati della completa asciugatura degli intonaci, si è passati alla coloritura della facciata con tinte a base di silicato di potassio, pigmenti inorganici selezionati e cariche minerali, cercando di creare uno strato non filmogeno, permeabile all’acqua e al vapor acqueo e perfettamente reagente con il supporto.

Palazzo M Rossi

 In fase conclusiva si è proceduto alla sostituzione dei portoncini esistenti al piano terreno, fatiscenti, con altri lignei di disegno tradizionale (doghe in legno dell’altezza di c.ca 20 cm fissate con borchie metalliche), omogenei fra loro.

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