Pianoforte da traslocare
DomandaEgregio Prof. Stefano Rogledi, Dovendo affrontare un trasloco, e solo poche ditte trasportano pianoforti, alcuni amici mi hanno suggerito di disfarmi del pianoforte, cosa che mi causerebbe profondo dolore Perciò mi rivolgo a Lei, per chiedere delucidazioni sul mio pianoforte: Pertanto gentilmente Le chiederei: |
Risposta
Gentilissimo Sig. Fabio,
il suo pianoforte è del 1927.
La datazione è ricavabile dal numero di matricola della meccanica, prodotta da “Ad.Lexow-Berlin”, ditta omonima del costruttore di questo pianoforte, n°655179, prodotta appunto negli ultimi mesi dell’anno 1926. Lo strumento quindi è di poco successivo a questa data.
Dove ha ricvato la firma “Paul Lexow-Berlin”? Sul coperchio copritastiera vedo indicato soltanto “Lexow”.
Effettivamente è curiosa la dicitura “brevettato”, riportata sul telaio di ghisa. Forse quest’ultimo di produzione italiana..?
Non saprei.
Per dipanare questo dubbio bisognerebbe ispezionare internamente lo strumento, alla ricerca di indizi chiarificatori.
Credo che l’ultima cosa che si debba fare con questo strumento è..disfarsene Al massimo si tratterebbe di effettuare una messa a punto generale, riportando così lo strumento a buoni livelli tecnico-musicali.
Non commento il “consiglio” di suoi amici di disfarsi di questo pianoforte, che io trovo grazioso e ben curato, rifinito. Bello.
Tra l’altro possiede una meccanica di impostazione moderna, ancora molto suonabile e apprrezzabile.
Non capisco il motivo di tali consigli. (Il costo del trasporto è un inezia (max 150 euro.. . Se vorrà le potrò fornire il nominativo di una ditta, proprio nella zona di Como, che effettua solamente trasporto di pianoforti, e quindi specializzata, dalla quale mi servo da anni per i trasporti da e per il mio laboratorio.)
Il mio parere è che sia delittuoso e insensato distruggere questi strumenti, fatti con amore e infinite capacità artigianali e artistiche. Tutte cose che stanno sparendo dal nostro mondo, in favore di strumenti industriali e, purtroppo, privi di anima.
Cordiali saluti,
Stefano Rogledi