Pianoforte mezza coda Bosendorfer
a cura di Stefano Rogledi
Domanda
Gentile sig. Rogledi,
possiedo un mezza coda Boesendorfer del 1890 …
Premetto che ha un suono meraviglioso, delle dinamiche davvero molto ricche … (E’ sufficiente sbagliare il tocco di qualche grammo per accorgersi dell’errore . Ha una meccanica viennese …
Ho due domande da porre : la prima riguarda proprio la meccanica : per regolare pilota e scappamento non ci sono delle viti di regolazione come nei pianoforti verticali o quelli a coda con meccanica a doppio scappamento ?
Si regola tutto in funzione dell’altezza dei feltri ?
La seconda domanda riguarda la tavola armonica : come ho detto, ha un suono fantastico, ma mi sono accorto, guardando sotto che proprio in fondo, dalla parte opposta della tastiera, ci sono 2 crepe. A me sembrano superficiali … E possibile fare qualcosa per evitare di avere un danno irreparabile ?
Cordiali saluti
Ivano
Risposta
Gentile Sig.Ivano,
la gloriosa casa Bosendorfer produce da sempre strumenti di eccezionale levatura musicale e tecnica. A dire il vero, questa fabbrica viennese ha compiuto grossi sforzi per aggiornare i propri pianoforti, particolarmente radicati nella tradizione costruttiva viennese; è significativo il fatto che per i Bosendorfer l’ impiego della meccanica cosiddetta “viennese” sia perdurato molto tempo dopo l’apparizione della (molto più evoluta ed efficiente) meccanica a “ripetizione”.
Quest’ultimo è il termine più corretto in quanto lo “scappamento” è sempre e soltanto uno.
La tangente di ripetizione, caricata da una molla, avvicina il martello alla corda, facilitando la ripetizione della nota a scappamento avvenuto. Il termine “doppio scappamento” è entrato nel linguaggio corrente naturalmente.
Nella meccanica viennese vi è una semplificazione di tutte le leve, la sensazione quindi è quella di maggior contatto tra dito e corda e il “feeling” esecutivo è molto differente rispetto a una meccanica moderna.
Certamente la calibrazione della dinamica, e conseguentemente del timbro, è possibile soltanto in presenza di una meccanica perfettamente registrata ed equilibrata nella pesatura. La pesatura dei tasti (che influenza l’azione dell’esecutore) è direttamente influenzata anche dall’attrito dei perni che compongono ciascun elemento della meccanica. Una corretta regolazione dovrebbe partire da questo importante presupposto; smontando ciascun elemento, si dovrebbe registrare un attrito che varia da circa 3-4 grammi fino a 2 grammi, dai bassi verso gli acuti. La calibrazione va controllata con un attrezzo “misuratore di resistenza”.
Altro controllo preliminare importante è la corsa dei tasti che deve essere nel modo più assoluto libera da attriti o “pigrizie” e giochi laterali. Con questi presupposti si procede poi alla livellatura dei tasti, che dovranno essere tutti perfettamente complanari (aspetto di fondamentale importanza).
Oltre a ciò si controllerà e stabilirà l’altezza dei tasti bianchi dal pianale porta tastiera e dei tasti neri (devono sporgere dai tasti bianchi da 10 ai 12mm in funzione del modello).
Si passa così alla regolazione vera e propria per mezzo di feltri e cuscinetti; per prima cosa si deve stabilire la corretta distanza del martello rispetto alla corda; a circa 45mm di corsa dovrebbero corrispondere 9.75mm/10mm (dipende dal tipo di meccanica viennese) di affondo del tasto. Distanze errate (anche di pochi decimi di mm) compromettono il corretto funzionamento di tutto il sistema. Allo stesso modo, discrepanze di affondo obbligano a regolazioni sbagliate dello scappamento, che dovrà, idealmente, lasciare il martello a circa 1,5/2,5 mm dalla corda(acuti/bassi).
Come si vede, tutte le regolazioni e le distanze sono interdipendenti tra loro; è impossibile effettuare con precisione un passaggio se non si è sicuri dei parametri che stanno a monte. Oltretutto, una meccanica molto datata può aver subito diverse modifiche che ne hanno cambiato funzionalità, caratteristiche e distanze ottimali create in fabbrica (lo stesso assestamento del legno dopo più di 100 anni influisce parecchio in questo senso).
Ci sarebbero da menzionare certamente altri mille accorgimenti nel procedimento di regolazione, ma il tutto non è certo di facile esecuzione (oltre al fatto che si renderebbero necessari numerosi e costosi attrezzi).
Per controllare (sommariamente) se lo scappamento è fuori regolazione è sufficiente abbassare 2 tasti adiacenti esattamente allo stesso modo, parallelamente molto lentamente; si controlla che il viaggio dei due martelli sia identico e che il punto di scappamento sia uguale per tutti e due (osservando le teste dei martelli si dovrebbe notare l’allontanamento dalla corda dopo lo scappamento allo stesso istante). Visivamente si possono guardare lateralmente i tasti, (con un occhio solo per focalizzare meglio, abbassandosi al livello della tastiera) che devono essere assolutamente complanari (vi sono casi limite in cui si notano addirittura avvallamenti o gradini tra un tasto e l altro).
Allo stesso modo i martelli devono trovarsi tutti alla medesima distanza. Questi fattori sommati, se corretti, permettono una squisita e non difficoltosa gestione delle dinamiche e del suono in generale. Al contrario, se si percepisce “fatica” nel governare lo strumento, che sfugge al controllo del tocco, si è in presenza di una meccanica sregolata e imprecisa.
Per quanto riguarda le fessurazioni nella tavola armonica stia tranquillo, entro ragionevoli limiti non ci sono problemi di trasduzione del suono. Ho visto tavole armoniche con parecchie e importanti spaccature che suonavano ancora benissimo.
Entro certi limiti è soltanto un fattore estetico. Diverso è il caso in cui la tavola emetta fastidiose “friggiture” ( ), in queste situazioni la fessurazione provoca un attrito (spesso nelle catene o tra il ponte e la tavola) che genera rumore. In questo caso si restaura completamente la tavola armonica, fabbricando appositi filetti di abete da inserire nelle fessure. Le fessurazioni comunque sono destinate a continuare il loro “viaggio” fino al bordo della tavola, ma nessun danno è irreparabile; con perizia si può ovviare a tutto.
Cordiali saluti
Stefano Rogledi