Pieve di S. Vito: Monitoraggio
Monitoraggio Termoigrometrico
Fonte: Università degli studi di Genova – Facoltà di Architettura
Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti
STUDI E RICERCHE SULLA PIEVE DI SAN VITO DI MORSASCO (AL)
Tesi di specializzazione A.A. 2001/2002
Sin dai primi sopralluoghi effettuati nel corso dell’autunno 2001, emerge in modo inequivocabile che una delle principali cause di degrado dell’edificio è da imputarsi all’umidità: sulle murature sia interne che esterne della chiesa appaiono caratteristiche macchie scure (foto 1 e 2),le pareti sono particolarmente fredde e spesso bagnate, la pavimentazione interna presenta vistosi depositi salini e una diffusa micosi (foto 3),
Foto 1: Pieve di San Vito. Particolare della muratura esterna meridionale |
Foto 2: Pieve di San Vito. Vista esterna dell’abside. |
Foto 3: Pieve di San Vito. Particolare della pavimentazione interna. |
L’acqua piovana penetra all’ interno della torre campanaria, la cui sommità non è protetta in alcun modo… In breve, si decide di approfondire l’analisi del fenomeno osservando con attenzione le condizioni termo-igrometriche interne ed esterne della chiesa: lo scopo è quello di ottenere una sorta di “mappatura dell’umidità” in grado di rendere quanto più possibile adeguata al caso la scelta degli interventi.
Rilevamento fotografico dell’umidità
Il monitoraggio termoigrometrico della pieve di San Vito viene organizzato in due tempi e secondo due diverse tipologie di studio.
Innanzitutto, si cerca di documentare fotograficamente la distribuzione delle macchie di umidità sulle strutture murarie, confrontando immagini scattate durante i mesi autunnali ed invernali con riprese del periodo primaverile. A tal fine, vengono predisposte delle opportune schede di rilevamento fotografico, grazie alle quali è possibile ottenere di uno stesso particolare costruttivo più immagini, registrate in diversi momenti cronologici e, soprattutto, climatici.
L’ osservazione dei documenti fotografici confermerà in tutti i casi i dati rilevati mediante la strumentazione elettronica: le zone interessate dalle macchie di umidità più estese ed evidenti, infatti, coincidono con i punti di rilevamento termo-igrometrico che forniscono i valori più elevati. In particolare, alcune aree, generalmente situate nelle fasce basse delle murature, risultano perennemente segnate da estese macchie scure, mentre altre parti sono interessate da evidenti variazioni cromatiche dovute all’umidità, dipendenti sostanzialmente dalle temporanee condizioni meteorologiche (cfr. foto 4 e 5).
Foto 4: Pieve di San Vito, 4 aprile 2002. | Foto 5: Pieve di San Vito, 12 ottobre 2001 |
Rilevamento elettronico della temperatura e dell’umidità relativa
La seconda fase del monitoraggio, invece, si basa sull’utilizzo di adeguate apparecchiature elettroniche e viene avviata a partire dalla primavera del 2002. Si tratta di una scelta motivata dalla considerazione che le stagioni fredde, in questa zona dell’alessandrino, sono molto lunghe e indifferentemente piovose ed umide, prive di quei continui sbalzi termo-igrometrici, che verificantisi preferibilmente durante i mesi primaverili, sono tra le principali cause di degrado nelle architetture.
La strumentazione utilizzata consiste in una coppia di registratori (logger) di dati termo-igrometrici a livello ambientale (SmartReader Plus 2), e in un igrometro manuale a elettrodi per la misurazione dell’umidità relativa dell’aria e dei materiali da costruzione (Gann Hidromette RTU 600).
Inizialmente, sono stati posizionati i due rilevatori SmartReader Plus 2: il primo sul pavimento della chiesa, il secondo nella monofora absidale destra, a circa 2 metri da terra (vedi pianta).
Entrambi hanno registrato i dati di temperatura e umidità relativa ogni 40 minuti, a partire dalle ore 18.15.48 del 15 marzo 2002 sino alle ore 17.35.48 del 7 aprile 2002: in questo lasso di tempo sono stati acquisiti 1654 dati (827×2). La specificità di questo tipo di rilevazione consiste nel fatto che i valori acquisiti dal logger possono essere scaricati, grazie ad un particolare software, sul personal computer, che, dopo aver effettuato una precisa compensazione della percentuale di u.r. in base alla temperatura rilevata, li elabora sotto forma di logger file e di graph file. Entrambi vengono poi visualizzati come grafici a linee illustranti l’andamento nel tempo della temperatura e dell’umidità. In effetti, considerato il breve periodo di monitoraggio con SmartReader Plus 2, la sua intrinseca limitatezza fisica e spaziale*, e, soprattutto, la possibilità di integrare i valori registrati con quelli, sicuramente più dettagliati, rilevati dall’igrometro manuale, non è parso opportuno approfondire ulteriormente questo tipo di rilevamento. I grafici a linee evidenziano in modo lampante come, a fronte di una variazione di temperatura abbastanza contenuta, quella relativa all’umidità relativa presenta invece valori molto distanti tra loro da un giorno all’altro. |
Relazionando tutte le medie con l’osservazione quotidiana delle condizioni meteorologiche, si nota che i valori più alti di u.r. sono stati registrati nelle giornate nuvolose o di pioggia, anche se con temperature relativamente miti e scarti tra il giorno e la notte meno sensibili.
Naturalmente, i valori medi rilevati mostrano una notevole differenza tra la situazione termoigrometrica all’interno della navata a livello della pavimentazione, e quella della zona absidale all’altezza dell’apertura laterale destra. In questo caso, infatti, la maggiore ventilazione provoca dei valori di u.r. più bassi.
Le misurazioni effettuate con l’igrometro manuale, infine, riguardano sia il monitoraggio termoigrometrico ambientale, che l’analisi puntuale dell’umidità interna di alcuni materiali da costruzione.
La rilevazione dell’umidità relativa dell’aria è stata effettuata in quattro punti specifici del corpo di fabbrica, collocati in senso longitudinale, ponendo lo strumento a circa mezzo metro dal terreno. I valori rilevati in cantiere, espressi in percentuale e gradi centigradi, sono stati trasferiti su apposite schede di archiviazione.