Pieve di S. Vito: Restauro degli affreschi
Gli affreschi: Monitoraggi preliminari e messa in sicurezza
MONITORAGGI PRELIMINARI
Nel corso delle indagini effettuate in situ dal gruppo di ricerca su San Vito, è stato eseguito il monitoraggio delle condizioni termoigrometriche della fabbrica, per completare questa parte della diagnostica si è provveduto anche al monitoraggio puntuale degli affreschi, tramite idonea strumentazione, al fine di controllare i valori di umidità e temperatura degli affreschi ed eventualmente confrontarli con quelli rilevati sul paramento murario esterno ed interno.Alcuni campioni prelevati dagli affreschi sono stati sottoposti ad indagine chimica al fine di analizzarne la componente inorganica. In modo particolare dei frammenti sono stati analizzati alla microsonda analitica a dispersione di energia (indagini EDS) accoppiata al microscopio elettronico a scansione (indagini SEM). Tutta questa fase della diagnostica è stata eseguita dal professore Enrico Pedemonte del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università degli Studi di Genova, Facoltà di Scienze M.F.N., in collaborazione con il gruppo di ricerca su San Vito della Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti di Genova. Considerate però le limitate informazioni derivate dalle analisi chimiche in merito alla composizione dei consolidanti e dei fissativi utilizzati nel corso di precedenti restauri, si è valutata possibilità di sottoporre alcuni dei campioni prelevati ad ulteriori analisi.
Intervento preliminare di restauro: messa in sicurezza
la proposta di restauro per l’affresco centrale è stata organizzata in due fasi:
I) la prima prevede la sua messa in sicurezza per permettere l’intervento strutturale ed antisismico (già autorizzato) della zona absidale;
II) la seconda prevede la conservazione e il restauro del dipinto murale
Per stabilire le fasi operative del progetto di restauro sulle pitture murali è stato contattato direttamente il Restauratore Domenico Gazzana al quale è stato affidata la messa in sicurezza dell’affresco e sulla base dei suoi suggerimenti sono stati organizzati i seguenti interventi:- Intervento di preconsolidamento: nelle zone dove la pellicola pittorica si presentava sollevata in scaglie si è proceduto alla pulitura, tramite tamponamento con spugna ed acqua demonizzata o con solventi da stabilire in loco, previa interposizione di carta giapponese di varia grammatura, per ricollocare le scaglie del film e dell’intonaco pittorico in sede, evitando la rottura e la conseguente perdita di strati di materia. In altri casi, si è operato sull’interfaccia frammento-supporto tramite iniezioni di Primal AC33, caricato di carbonato di calcio per permettere una migliore riadesione (foto nn. 09-12).
Foto n.9 individuazione (tramite percussione) delle zone in fase di stacco |
Foto n.10 interventi di velinatura delle aree in fase di stacco e successiva stuccatura |
Foto n.11 particolare dell’intervento di stuccatura |
Foto n.12 particolare dell’intervento di iniezione di prodotto consolidante nelle sacche in fase di caduta |
Rimozione dei depositi superficiali incoerenti:
prima pulitura delle polveri leggere e dei depositi superficiali più incoerenti, costituiti da polvere e particellato atmosferico, mediante l’utilizzo di pennelli di setola morbida, dopo essersi assicurati della buona aderenza della pellicola pittorica.
Intervento di consolidamento:
si è passati all’identificazione tramite percussione di tutti i punti in cui l’intonaco si è distaccato dall’arriccio o questi dal supporto murario, quindi si è proceduto alla sigillatura dei bordi dell’intonaco in fase di caduta, al fine di creare delle sacche chiuse tra il muro e la finitura, nelle quali è stata iniettata, in modo circoscritto e senza dispersioni, malta specifica. Tali sacche sono state pressate in più punti con pressori, al fine di garantire un omogenea presa del composto, cercando di evitare lesioni dovute a forze di spinta. In situazioni di forti distacchi dove qualsiasi riempitivo avrebbe potuto compromettere la stabilità del supporto pittorico, si è operato con degli ancoraggi a punti con barre finissime in vetro resina di differente diametro, sfruttando lacune, fessure o abrasioni già esistenti, da fissare con resine epossidiche fra le estremità delle due superfici, esterna ed interna, dei supporti staccati.
Stuccatura sottolivello delle crepe e reintegro delle porzioni mancanti di intonaco con malta di grassello di calce stagionato, sabbia silicea ben lavata ed asciutta, di varia granulometria, cercando di imitare il più possibile la malta e la tessitura originaria.
Posizionamento di idonea armatura: dopo avere consolidato tutte le parti in fase di caduta, si sono predisposti gli affreschi in modo tale da consentire l’ intervento di consolidamento strutturale ed antisismico dell’emiciclo absidale, in modo specifico . |
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Foto n.13 |
si è passati alla velinatura completa della superficie dipinta, facendo aderire uno o più strati di carta giapponese di spessa grammatura al film pittorico.
Quindi si è proceduto all’applicazione di un armatura lignea (avente, nel caso dell’affresco centrale, la medesima curvatura dell’abside), previa interposizione di materiale spugnoso avente funzione di cuscinetto (foto n.13). Terminate le operazioni di consolidamento strutturale si provvederà allo smontaggio dell’armatura, prestando particolare attenzione alla rimozione del cuscinetto spugnoso e soprattutto della velinatura.