Pigmenti usati in antico
Fonte: a cura di Antonella Barbagallo
Non è possibile, prendere qui in esame tutti i pigmenti che vennero usati nel corso dei secoli, mi limito pertanto ad argomentare i colori più importanti.
In base alla loro origine, i pigmenti sono distinti in naturali e artificiali ed, in base alla loro composizione, in chimici, organici e minerali.
Le tecniche
Le principali tecniche per la preparazione sono la macinazione di minerali, la calcinazione o la cottura di sostanze animali o vegetali ed i processi chimici.
Le caratteristiche chimico – fisiche di ciascun pigmento si distinguono in base a tre parametri fondamentali che riguardano le incompatibilità e le alterazioni, il loro potere coprente e il potere di assorbimento dell’olio.
I colori che vediamo sulle policromie lignee, sugli affreschi e, successivamente, sulle pitture ad olio su tela sono quindi pigmenti disciolti ed elaborati con leganti secondo antiche e minuziose ricette pittoriche.
Il potere coprente di un pigmento è direttamente proporzionale alla forma ed alla finezza dei suoi grani ed al loro indice di rifrazione.
Non tutti i pigmenti possono essere usati indifferentemente con le varie tecniche pittoriche.
Le antiche coloriture possono essere quindi da noi preparate personalmente, acquistando pigmenti nei colori voluti ed elaborandoli con leganti naturali come l’uovo, il miele ed il lattice di fico oppure, con gomma arabica o gomma di ciliegio, ed ancora, per la realizzazione delle lacche, disciogliendo finissimi pigmenti dai colori adeguati, nella gommalacca.
Gli AZZURRI
L’ azzurrite è un pigmento di origine naturale estratto dalle miniere di rame assieme con la malachite. Per la preparazione del colore, così come argomentano antichi trattati, il minerale una volta purificato, va rielaborato con acqua insieme alla gomma arabica, alcuni trattati indicano di mescolarvi anche del miele. L’azzurrite viene usata dal medioevo fino al XVII sec. Questo pigmento si trova in commercio anche sotto il nome di “ azzurro della magna “ perché fino alla metà del’ 1600 proveniva dai paesi tedeschi e fu chiamato anche “ azzurro di montagna o azzurro citramarino “. Anticamente veniva usato a tempera su muro sopra una base rossa di sinopia e nero di vite. L’azzurrite annerisce tendendo spesso al tono verde per la sua tendenza a trasformarsi nel carbonato basico verde. Ciò spiega perché molte pitture murali, realizzate a campiture celesti sono divenute con il tempo, più o meno verdi.
Il lapislazzuli o oltremare naturale ( o azzurro ultramarino ) è di origine naturale e deriva dalla macinazione di una pietra semipreziosa composta da lazulite. Questo pigmento, già noto alle civiltà mesopotaniche e agli egizi ed ancora più fiorente in epoca romana, viene usato con sempre più grandi capacità artistiche dal XIV al XV sec. In questo periodo storico vengono perfezionati antichi metodi di preparazione e, il lapislazzuli, è così preparato ed impastato a caldo, con cere, oli e resine, poi, trattato con liscive a base di cenere, per separare il colore dalle impurità. Il nome “ oltremarino “ deriva dal fatto che questo pigmento veniva importato dall’oriente per via mare, mentre il nome lapislazzuli deriva da lapis = pietra e lazward = azzurro ( in persiano ). Dato il suo alto costo è stato usato raramente dagli antichi dove ad esempio, per la tecnica ad affresco, spesso veniva sostituito con l’azzurrite. E’ preferibile usarlo a tempera perché se mescolato con oli siccativi diventa scuro e opaco. Questo pigmento tende ad ingrigire.
Il blu di smalto è un vetro colorato di blu con l’aggiunta di ossido di cobalto. Si usa a tempera o ad affresco poiché con l’olio si opacizza ed ingrigisce. Ebbe larghissimo impiego negli affreschi dal XVI al XVIII sec., fino a che nel 1800 non venne sostituito dall’attuale blu di cobalto artificiale.
L’ indaco è un colore di origine vegetale ricavato dalla pianta indiana indigofera tinctoria , o estratto dalla” erba gualda “ coltivata nelle zone di Gualdo Tadino presso Nocera Umbra. L’antica preparazione consisteva in una prima fermentazione in acqua dopodiché aggiungendo della calce, e dopo una breve ossidazione all’aria, si formava il pigmento color blu. Anticamente si usava insieme alla biacca ( ad olio ) per ottenere un colore simile all’azzurrite. Buono per la pittura ad olio e per la coloritura delle stoffe.
I BIANCHI
Il bianco di S. Giovanni detto anche bianco di calce è di origine minerale. Usato fin dall’antichità nella pittura a fresco, in quanto è stabile alla luce a all’umidità.
La biacca detta anche bianco di piombo o cerussa è di origine minerale se estratta dalla cerussite o di origine artificiale quando è tratta dal carbonato basico di piombo. Fin dall’antichità viene usata la biacca artificiale. Solo dal 1800 si passa alla cerussa, e si comincia a considerare tossica la biacca contenente appunto bianco di piombo. Buona per tempera, ancora migliore nella pittura ad olio se mescolata con leganti oleosi. Si usava prevalentemente in ampie velature mischiandola con la chiara d’uovo.
I ROSSI
I pigmenti rossi sono fra i più antichi usati dall’uomo e sono comunemente le “ terre “ a base di ossidi di ferro dette anche “ terre rosse “ o “ ocre rosse “ come il rosso veneziano, il rosso indiano e l’ematite. La terra di Siena è composta da ossidi ferro e argilla ed ha un colore più caldo e rossiccio. Simile per colore e composizione è la sinopia usata ad affresco per i disegni preparatori.
Questi pigmenti sono ottimi usati in tutte le tecniche pittoriche.
I GIALLI
Le ocre gialle sono pigmenti di origine minerale usati fin dalla preistoria, composti da ossidi di ferro idrati, silicati e argille. Il loro componente principale è la limonite. La loro tonalità varia a seconda del loro luogo di provenienza. Se usati con oli tendono a scurirsi.
Il giallo di piombo e stagno è detto anche “ giallorino “ oggi denominato più comunemente come giallo di Napoli. Questo colore era già noto ai babilonesi, ma solo a partire dal XV sec. viene comunemente usato in pittura ( buono per gli affreschi ) e la sua preparazione comincia così ad essere inserita in antichi trattati.
Il litargirio è monossido di piombo e si ottiene riscaldando la biacca a 300°. E’ buono se usato con leganti oleosi ,ma è tossico ed annerisce se viene a contatto con pigmenti contenenti zolfo.
L’orpimento è un minerale giallo associato al solfuro di arsenico ( realgar ). Già noto agli egizi. I greci lo chiamavano arsenicon. Nel medioevo si comincia a produrlo artificialmente facendo reagire insieme lo zolfo con il realgar. E’ tossico e annerisce a contatto con quei pigmenti che contengono zolfo.
I NERI
Fin dall’antichità i pigmenti neri si ottenevano dai residui di combustione :
il nero animale come il nero di avorio ( per gli affreschi );
il nero fumo o nero di lampada ( ha una tonalità lievemente azzurra );
il nero vegetale o nero di vite o di carbone.
I VERDI
La terra di Verona o terra verde è di origine naturale. Fin dall’antichità è usata a tempera e ad affresco.
La malachite è un minerale ( rame associato all’azzurrite ). Buono con tutte le tecniche.
Il verderame fin dall’antichità è stato usato in tutte le tecniche eccetto che per l’affresco, in quanto questo pigmento deve essere stemperato con oli e resine per divenire brillante e molto velato. Si ha così il resinato di rame usato per le “ velature “. E’ buono usato sulla carta dopo essere stato temperato con rosso d’uovo. Non si deve mai mettere il verderame ha contatto con la biacca in quanto, per reazione chimica, si decompongono.
I BRUNI
La terra d’ombra naturale è di origine minerale.Comincia ad essere usata a partire dal XV sec. per eseguire le ombre dei visi e dei panneggi, da qui la denominazione di “ ombra “. Se usata ad olio si altera per l’alta percentuale di legante che riesce ad assorbire.
La terra d’ombra bruciata si ottiene per calcinazione della terra d’ombra naturale. Ha un tono più caldo ed è più coprente della terra naturale.
Il bitume è conosciuto fin dall’antichità, ma è solo dal 1500 che comincia ad essere usato come pigmento elaborato esclusivamente con leganti oleosi in quanto idrorepellente. Si usa per le velature perché ha un basso potere coprente,inoltre va mescolato con sostanze siccative perché non asciuga ( a circa 35° ricomincia ad ammorbidirsi ).
Il bruno van dyck o terra di Cassel ( in Cecoslovacchia ) o terra di Colonia ( in Germania ) veniva estratto dai giacimenti di torba e lignite situati presso queste due città.
Solo a partire dal XVIII sec. si chiamerà van dyck perché questo pittore ne fece un grande uso. Si può elaborare artificialmente facendo cuocere a 300° in recipienti chiusi ermeticamente, radici e corteccia di faggio.Ottimo per la pittura ad olio. Non tollera i solventi acquosi.
Il color seppia è ricavato dalla secrezione delle seppie. In origine viene usato dagli antichi come inchiostro e, dal XVIII sec. è usato in pittura con la tecnica ad acquerello. E’ il tipico colore usato anche nelle monocromie su pergamena elaborato spesso con biacca diluita in olio di lino crudo e, successivamente, con il bianco di S. Giovanni diluito con chiara d’uovo
Bibliografia di riferimento
1821, G. Tambroni, Cennino Cennini, trattato della pittura, Salviucci ed. , Roma. Il “ Libro dell’arte “ ( o trattato della pittura ) del C. Cennini viene ristampato a Firenze nel 1859 da Le Monnier ed. Con riferimento all’edizione a cura di F. Brunello, Neri Pozza ed., Vicenza 1975.
1994, G. Perusini , Il restauro dei dipinti e delle sculture lignee, Del Bianco Editore, Udine
2003, L. Colombo, I colori degli antichi, Nardini ed., Firenze