Restauro degli strumenti Musicali
Fino a qualche anno fa prevaleva l’ idea di un recupero il più possibile funzionale, teso a far riprendere allo strumento la sua funzione originaria anche a costo di notevoli sacrifici strutturali. Attualmente questa tendenza è stata radicalmente modificata, tanto che alcuni studiosi come Grant O Brien affermano che si dovrebbe applicare agli strumenti l’ articolo 3 delle Raccomandazioni sui principi internazionali applicabili agli scavi archeologici pubblicate dall’UNESCO nel 1956 che raccomanda di conservare intatto, del tutto od in parte, un certo numero di siti archeologici di epoche diverse, in modo che lo studio di quegli scavi possa beneficiare di migliori e più avanzate conoscenze future . Ovviamente bisogna rispettare anche l’ articolo 8 della Carta del Restauro (1972) che dice: Ogni intervento sull’opera ai fini della sua conservazione deve essere eseguito in modo tale e con tali tecniche e materiali da non pregiudicare nel futuro interventi di salvataggio e di restauro .
Queste posizioni spesso ci impediscono di fruire dello scopo principale dello strumento musicale, la possibilità di produrre il suono e quindi rischiano di essere confinate nelle utopie a meno di non usare un percorso diverso che consenta nello stesso tempo di salvare gli originali e poterne ascoltare il suono: farne una copia come hanno fatto Tony Chinnery e Kerstin Schwarz realizzatori di una perfetta copia della spinetta ovale di Bartolomeo Cristofori, suonata da Ella Sevskaja durante il suddetto convegno.
Oggi questa pratica è ben praticabile da esperti artigiani come Chinnery perché disponiamo di tecniche radiografiche, ultrasonografiche e di risonanza magnetica, possibilità di disegni digitali, tecniche non invasive per il riconoscimento delle specie legnose e delle loro dimensioni, per il riconoscimento delle leghe metalliche e degli adesivi organici e materiale bibliografico sulle tecniche costruttive che ci permettono di produrre molto fedelmente copie di ottima qualità in grado di conciliare la necessità di non usurare strumenti d epoca e le esigenze dei musicisti più esperti.
La prassi di usare copie, lungi dall’essere la contraffazione o la falsificazione tipica nelle altre arti applicate, è stata indispensabile quindi per il recupero e la divulgazione della musica antica; senza le copie, infatti, non esisterebbe il fenomeno della musica antica che ha permesso a musicologi e musicisti di rivalutare e riproporre un immenso patrimonio musicale che altrimenti sarebbe andato perso. Sta anche diminuendo il senso di diffidenza che accompagnava questi concerti per questo assistiamo sempre più di frequente ad esecuzioni con copie fedeli di strumenti del passato piuttosto che con strumenti veramente antichi di cui molti degli originali risultano addirittura inesistenti. Nel corso dei secoli gli strumenti musicali si sono profondamente modificati, pur restando sostanzialmente simili nelle forme e nella struttura dei modelli sei-settecenteschi e sono stati dotati, nel corso degli ultimi due secoli, di numerosi accorgimenti tecnici e costruttivi. Basti pensare agli strumenti a fiato di legno attualmente dotati di una complessa meccanica, agli ottoni dotati di una macchina a pistoni o cilindri ed infine agli strumenti meccanici, elettrici ed elettronici.
Foto 9 |
Foto 10 |
Foto 11 |
Collezione Spada: Le foto 9, 10 e 11 mostrano un restauro della sola parte lignea (la parte meccanica richiedeva un intervento limitato)di un pianoforte a spalla di Gillone (Casale Monferrato) della prima metà del 800. Le prime due foto mostrano il restauro della cassa e degli intarsi mentre l’ ultima mostra il lavoro finito. Il restauro è stato eseguito da Lupo Ciro a Grottaglie (TA). Succesivamente il cordaio Del Giudice Gino di Statte (TA) ha realizzato, sulla scorta di frammenti di corde rimaste sulle caviglie, le corde mancanti. |
Diversa è la situazione del violino e degli strumenti della sua famiglia: l’ammodernamento, ossia la sostituzione o risistemazione del manico, della catena e di altre piccole parti, ci permette l’utilizzo di prestigiosi strumenti del passato anche ai giorni nostri. Questo fatto ha portato alla convinzione che questi esemplari potessero essere indistruttibili ed anzi migliorare con l’uso. Ciò ha portato ad una considerevole lievitazione dei prezzi di mercato ed una conseguente fioritura di un notevole numero di falsi. Molti concertisti, per ragioni sia economiche sia per il limitato numero di esemplari esistenti, suonano su delle copie ma ultimamente anche prestigiosi concertisti devono ammettere che alcuni esemplari originali cominciano a presentare cedimenti strutturali per cui è certamente preferibile l’esecuzione con strumenti di manifattura più recente. Il legno di cui sono fatti questi strumenti, né più né meno di qualsiasi altra materia organica, può effettivamente presentare un ottimo rendimento per secoli, ma prima o poi la sua resistenza finisce per cedere al logorio ed all’usura. Questo ha permesso di sfatare alcuni miti come quello che l’uso continuo non fa che migliorare le prestazioni di un violino antico, o quello di ritenere autentico (da un punto di vista museale) uno Stradivari come si presenta nelle mani di un concertista di oggi o la distorsione del mercato che valuta enormemente di più un esemplare antico ammodernato di un esemplare autentico miracolosamente rimasto in condizioni originali.
Foto 12
Collezione Spada: La foto12 mostra il manico di un violino del primo 700 che presenta un inserimento di un piccolo cuneo di legno per alzare la tastiera (si intravede, tra la tastiera nera ed il manico, un cuneo che parte dal fondo della tastiera e va a sfinire verso il riccio) per rendere questo strumento utilizzabile nell’800. |