Restauro del libro: intervento di restauro
Operazioni di restauro
Pulitura a secco, per via meccanica
Dopo le operazioni preliminari si passa alla pulitura a secco, per via meccanica, con l’apposita attrezzatura. Tale operazione segue la scucitura, così da poter accedere senza problemi a tutte le superfici, anche lungo piegature e incollaggi; questa precede qualsiasi operazione per via umida, in modo da evitare che l’azione dell’acqua faccia sciogliere e depositare in profondità polveri e particellato estraneo sulla carta, rendendola più tenace. L’acqua causa infatti il rigonfiamento e la dilatazione delle fibre di cellulosa.
La pulitura a secco è molto efficace contro lo sporco non grasso: è necessario prestare attenzione e capire con che intensità poterla eseguire; è sempre meglio “sgommare” di meno lasciando un po’ di sporco, piuttosto che causare dei traumi irreversibili. Il supporto cartaceo deve inoltre conservare ancora una discreta resistenza meccanica. Se le carte sono poco collate, molto porose o feltrose potrebbero subite abrasioni e sollevamenti, se sono fragili si potrebbero lacerare con molta facilità, qualche volta con conseguente perdita di materiale.
Gli attrezzi utilizzati sono:
- pennello a setola morbida per rimuovere polvere e altro materiale
depositatosi in maniera molto consistente su tutti gli scritti, - gomma morbida per eliminare le particelle di sporco depositatosi,
da strofinare con una leggera pressione sulla superficie da pulire. Tutto lo sporco e la polvere vengono legati alle particelle della spugna che si sbriciola. È importante eliminare i residui di gomma, in modo che le particelle più fini non possano instaurarsi tra le fibre.
La gomma più indicata, non si tratta proprio della gomma morbida da disegno, può, in certi casi, presentarsi troppo abrasiva. Mentre le gomme realizzate apposta per il restauro, sono composte da particolari sostanze polimeriche e oli minerali. Invece non vanno assolutamente bene le gomme a base di oli vegetali, come la gomma pane, perché lasciano sul foglio patine e aloni di sostanze grosse.
Lavaggio delle carte
Tutti i fogli sono stati lavati in acqua deionizzata. Questo procedimento ha lo scopo di rimuovere lo sporco in profondità, solubilizzandolo; e di eliminare le sostanze dannose presenti nella carta.
Il lavaggio avviene per immersione dei bifogli in una vasca con acqua, lasciandoli in ammollo per il tempo necessario. Nel nostro caso senza alcol etilico; questo perché gli inchiostri non sono solubili dato che sulle stampe vengono utilizzati inchiostri fissati con sostanze insolubili a base di
olii e grassi.
Il tipo di acqua da utilizzare deve essere priva di ioni metallici (ferro e rame), questi potrebbero precipitare sulla carta in seguito all’asciugatura ed essere fonte d’instabilità o catalizzatori per reazioni di idrolisi acido o ossidazione della carta. Possono, ad esempio, far innescare cicli ossidoriduttivi che comportano la formazione di radicali liberi che a loro volta ossidano la cellulosa; oppure l’ossidazione dell’anidride solforosa, assorbita dalla carta, in anidride solforica, che a sua volta si trasforma in acido solforico.
Un’altra cosa da tener in considerazione è la temperatura dell’acqua: sono ideali temperature alte (non >40°C per non velocizzare la cinetica del degrado) per migliorare i risultati del lavaggio. Le alte temperature infatti aumentano il potere bagnante, facilitando anche il distacco delle macchie più tenaci.
Si deve tenere in considerazione che se si introduce un mezzo acquoso tra le fibre questo può causare alterazioni strutturali, infragilimento, rimozione della collatura originale, rischio di dilavamento degli inchiostri e migrazione degli ioni metallici.
Dopo il primo lavaggio, sarebbe utile risciacquare le carte nell’acqua limpida. Il colore della soluzione acquosa ci aiuta a capire la qualità del lavaggio. Se la carta continua a lasciare l’acqua di un colore giallo-bruno, vuol dire che ci sono ancora prodotti solubili da eliminare, le carte hanno
richiesto tre risciacqui. Alla fine del procedimento i fogli vengono lasciati asciugare naturalmente, appoggiati su tessuto non tessuto (TNT).
Rincollaggio delle carte
Dopo il lavaggio si passa al rincollaggio con metilcellulosa diluita in acqua all’1%; si tiene una percentuale bassa, per far si che la sostanza viscosa entri facilmente nei pori della carta.
Il rincollaggio con metilidrossietilcellulosa viene fatto principalmente per ridonare ai fogli una consistenza ormai persa, per rinforzarli di nuovo e per consolidarli.
La metilcellulosa viene stesa a pennello con molta cura sui bifogli appoggiati sopra un foglio di TNT; bisogna accertarsi che tutto il foglio abbia ricevuto la colla opportuna(osservandolo in contro luce); né poca né troppa. In seguito i fogli vengono stesi sullo stendino professionale a piani.
Restauro delle carte
A questo punto si passa al risanamento (Mending) di lacune, strappi, lacerazioni e ogni altra situazione che pregiudichi la resistenza fisica dei documenti, allo scopo di:
- preservare l’integrità fisica delle carte bloccando danni già in corso e stabilizzandone le condizioni meccaniche;
- riportare i documenti in una condizione adatta alla consultazione
- ridurre gli effetti estetici del degrado.
Il restauro è assolutamente rispettoso nei confronti dell’originalità del materiale. Non andrà ad alterare le caratteristiche chimiche dei materiali appartenenti al materiale cartaceo originale. Avrà un impatto molto lieve.
Integrazione delle lacune
Le lacune si presentano diffuse e diverse tra loro: si sono trovate ampie porzioni rosicchiate di netto da roditori nella parte inferiore centrale dei bifogli ; alcune potrebbero essere causate anche dall’acqua.
Sono presenti inoltre lacune nel testo, di piccolissima dimensione, dai bordi indeboliti, probabilmente dovute a degrado chimico. Tutte le carte hanno presentato lacune nella parte della piegatura. Esistono inoltre piccoli buchi causati dalle termiti.
Per rammendare la linea di piegatura che dovrà riprendere la funzione di sostegno della legatura, si sono applicate strisce di carta giapponese di due centimetri circa, allo scopo di rinforzare la carta
indebolita.
Il rattoppo viene eseguito sovrapponendo sul tavolo luminoso la carta giapponese e il bifoglio danneggiato; con un punteruolo si
ricava la sagoma della lacuna. In seguito si strappa la toppa con le mani per ottenere i bordi sfilacciati. La toppa poi viene posta sulla lacuna e incollata sul recto della pagina con un pennello sottile, utilizzando una soluzione acquosa al 4,5% di metilidrossietilcellulosa.
Sulla scrittura è stata usata carta velina di 6 g/m2, più leggera delle altre, e più trasparente. Per il resto si sono utilizzate la carta giapponese con 35 g/ m2 di color avorio e la velina con grammatura di 9 g/ m2.
Dopo aver applicato la colla sui bordi e sulla toppa, si applica un pezzetto di carta velina dalla parte opposta (incollato anche questo con metilidrossietilcellulosa) e si tiene premuto con una stecca il pezzo. Successivamente viene fatto asciugare il foglio su TNT a temperatura ambiente.
Questo sistema di doppia toppa, come se fosse un “sandwich”, dona un rinforzo maggiore all’integrazione. Di norma, ma soprattutto per le lacune di una certa dimensione, si presta attenzione a far combaciare filoni (verticali) e vergelle (orizzontali) delle due carte; cioè quelle della toppa con
quelle della carta originale, per garantire omogeneità del comportamento fisico.
Dal punto di vista estetico, si cerca di rendere il meno possibile visibile l’integrazione, senza però, falsare l’originalità del documento. Da vicino si deve vedere, invece da lontano non deve apparire un elemento preponderante.
Sutura degli strappi
In alcuni punti, ma in misura minore, sono stati rilevati strappi di piccole dimensioni, soprattutto lungo i margini.
I lembi di carta, vengono inumiditi leggermente per riuscire, con più facilità, a ravvicinarli. Si possono incollare insieme con la stessa soluzione di metilcellulosa, direttamente o con una piccola strisciolina di velina per rendere più resistente il loro riavvicinamento.
Integrazione dei margini degradati
Tutti i margini e gli angoli delle pagine che sono apparsi fragili o assenti sono stati integrati con l’utilizzo di carta giapponese e veline, con le stesse modalità utilizzate in precedenza.
Le carte utilizzate sono state: la carta giapponese di grammatura 35 g/m2 colore avorio e la carta velina di 9 g/m2.
Metilidrossietilcellulosa: adesivo di origine sintetica derivato dalla cellulosa, più precisamente si tratta di un etere della cellulosa. Acquista proprietà collanti a seguito di rigonfiamento in acqua: dispersa in acqua da origine ad una soluzione colloidale viscosa stabile a temperatura ambiente ma la cui viscosità aumenta con la temperatura fino a gelificare attorno ai 60-70°C. Questo adesivo viene scelto per il risarcimento e la velinatura perché: ha discrete capacità collanti ed elastiche, ha pH neutro, presenta buone caratteristiche ottiche e di trasparenza, inoltre è reversibile in acqua e l’esposizione a basse e alte temperature non ne pregiudica l’adesione.
Restauro per via meccanica
Si è preferito un restauro per via meccanica con ponitrice di fibra nel caso in cui delle carte rimangono solo frammenti o presentano lacune considerevoli.
È stata utilizzata polpa di carta (100% cellulosa) in una macchina composta da una tina piena d’acqua dove viene immerso il foglio
da restaurare su TNT. Tramite una pompa, in grado di aspirare tutta l’acqua la polpa di carta si unisce all’originale andando a colmare le lacune esistenti. Il foglio su TNT viene estratto e collato via spray con metilidrossietilcellulosa all’1%.
Alcune volte si sono fatte delle integrazioni a mano, dove la macchina non ha colmato perfettamente le lacune.
Pressatura
Una volta asciugata la colla, si è passati allo spianamento delle stampe al fine di eliminare ondulazioni e arricciamenti (dovuti all’utilizzo di solventi e adesivi) e uniformare le superfici sottoposte a integrazione.
Ma prima di questa operazione si elimina la carta in eccesso, e si aggiunge colla sulle lacune poco robuste, se necessario.
La pressatura viene effettuata sotto peso o in pressa a foglio singolo: si forma una specie di pila alternando, tavoletta di legno, TNT, carta assorbente, bifoglio (inumidito leggermente con una spugna sui punti di tensione), TNT, e un’altra tavoletta.
Si possono spianare anche 3 bifogli alla volta, ciascuno tra le proprie tavolette. Si inumidiscono i fogli in modo tale che le fibre si riadattino
al loro naturale stato. Si poggia la pressa per 2 ore, dopo di che si può fissarla, senza utilizzare eccessiva pressione. Può restare fissa anche per due o tre giorni.
Questa operazione andrà ad agire in maniera rilevante sulla struttura fisica della carta, senza però danneggiare il materiale cartaceo.
Rifilatura
Dopo lo spianamento si passa alla rifilatura dei margini (con cutter o forbici e stecca), e nelle lacune interne si esegue la rifilatura sopra lavagna luminosa e si va ad intagliare, con un trancetto, lungo la silhouette della lacuna rattoppata, in modo da lasciar i bordi sfilettati.
Bisogna poi ripassare la colla sotto il lembo di carta sfibrata che rimane, e risistemare le fibre della carta.
Operazioni finali
Il nuovo frontespizio è stato realizzato a mano su fotocopia esistente di esemplare simile, con un pennarello a punta 0,5 mm.
Fascicolazione
A restauro concluso di tutte le carte, si può passare alla ricomposizione di nuovo del volume, riordinando le pagine facendo riferimento alla numerazione, con piegatura dei bifogli e al loro pareggiamento al piede.
Rilegatura
Il volume di circa 700 pagine, è composto di ternioni, a sua volta composto da tre bifogli, contando sei carte avendo così dodici pagine. Per riformare il corpo del libro, ogni ternione ha subito di nuovo la cucitura, con ago e filo, su nervi in canapa (quattro nervi in origine), per legarci una nuova coperta di pelle di capra conciata con sostanze vegetali su cartoni di cotone acid free 2040 g/m2 .
Le carte di guardia sono acid free 140 g/m2 .
Ogni scelta fatta per questo progetto di restauro è finalizzata al recupero del valore dell’opera oltre che con lo scopo di ridare stabilità chimica e meccanica alle carte. Il compito dei restauratori è stato quello di ridare nuovamente consistenza come in origine.
Conclusioni
Tutte le carte dopo il restauro hanno riacquistato resistenza meccanica, in particolare dopo la ricollatura. La carta di stracci non ha più l’aspetto feltroso e fragile, che aveva prima del restauro, ma più resistente, pulito e disinfestato.
La carta antica fatta a mano, può subire danno anche da parte di solventi e additivi, come per l’inchiostro. Nel nostro caso gli esperti hanno deciso di avvalersi all’uso di detergenti o additivi particolari; infatti per il lavaggio è stata utilizzata solo acqua demineralizzata. Gli esperti hanno privilegiato lo stato di durabilità del documento nel tempo anziché puntare solo sul risultato estetico. Inoltre l’imbrunimento e le varie macchie brunastre non hanno compromesso la lettura del testo.
L’integrazione e il rattoppo delle lacune a mano è ben riuscito, non si sono riscontrate difficoltà. Nella piegatura il rattoppo è stato eseguito con cura e attenzione come nel resto delle carte, utilizzando materiali giusti e con la tecnica appropriata. Tutti gli strappi, anche più piccoli, sono stati suturati per non compromettere l’uso e la consultazione del documento in futuro, ed
inoltre senza compromettere l’originalità del libro. Tutti i bordi delle toppe per il risanamento sono stati sfrangiati, in modo da essere meno visibili all’occhio umano.
Con questo restauro siamo andati a disinfestare il libro dagli insetti presenti, come pesciolini d’argento (amano la carta con poca o priva di lignina come quella in questione), termiti e anche se non molto visibili, i pidocchi del libro; quest’ultimo si nutre di funghi microbici, infatti il libro
presenta visibilmente, un attacco fungino (si sono viste macchie di color bruno-nero) che parte dalla vecchia legatura verso l’interno del libro. Questo può essere causato sia per la presenza di acqua e di ossigeno sia per la presenza di colla animale e della cellulosa della carta stessa. Anche la
fruizione, la disattenzione, le fotoriproduzioni, da parte dell’uomo hanno recato danno all’opera.
Le xilografie e l’inchiostro nonostante il fatto che fossero già in buono stato, dopo il restauro hanno riacquistato un nuovo splendore. Durante il restauro non hanno subito nessuna alterazione conseguente all’utilizzo di prodotti per il restauro. Non ci sono stati dilavamenti. Questo suggerisce
che la tipologia di inchiostro usato è sicuramente insolubile36.
Il cartoncino finale per lo stato in cui si trovava, pieno di fango, polvere e completamente squarciato non si è ritenuto necessario restaurarlo.
Dopo il restauro, grazie all’applicazione della nuova coperta, il volume potrà essere consultato più volte con sicurezza.