Palazzo Migliazzi e Colonna: Il restauro
Notizie tratte dalle fonti documentarie
La storia di Palazzo Migliazzi si lega fortemente alle vicende storiche di Frugarolo e alle antiche tradizioni del territorio piemontese. La prima indicazione cartografica dell’edificio risale ad un antica stampa datata 1745 che riporta gli accampamenti delle truppe franco-ispaniche contro quelle austro-sarde: la planimetria mette in risalto le parti più antiche del paese e permette di analizzare l’antica ripartizione del territorio. A questa data Palazzo Migliazzi, certamente già costruito, è sede delle truppe spagnole.
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Fig. 3. Rappresentazione cartografica del territorio urbano di Frugarolo, 1763.
In una rappresentazione del territorio urbano di Frugarolo datata 1763 (fig. 3) l’ area occupata dal palazzo è nuovamente rintracciabile ed è visibile anche il cortile adiacente e il vicino Vicolo del Sacro Cuore. La planimetria indica anche quelle che erano le principali arterie viarie, molte delle quali tuttora esistenti.
Bisogna però aspettare il 1812 per vedere rappresentato in maniera completa il territorio di Frugarolo con indicato il nucleo urbano, le frazioni di Mandrine e Cabannoni, il centro della Torre e tutte le cascine, le chiese e le divisioni territoriali;
questa mappa napoleonica fa parte di un atlante composto da trentadue carte in cui sono suddivise territorialmente le aree del Comune.
L’ analisi parallela condotta sulle fonti documentarie ha permesso di giungere ad importanti e significative considerazioni: la fortificazione della Città di Alessandria inizia nel 1705, alcuni anni prima dell’edificazione di Palazzo Migliazzi e dell’adiacente Casa Tonelli; la loro costruzione ha scopo strategico come emerge da una lettera datata 1743 rinvenuta presso l’Archivio storico di Frugarolo1 dove si parla di una […] fabbrica all’uopo, di recente costruzione, fuori le mura sul lato di Alessandria, di lato a ponente protetta da un nuovo baluardo atto all’avvistamento et alla difesa della piazza sul fronte settentrionale […] .
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Fig. 4. Lo stemma dei Polastri ancora conservato sul portale del prospetto principale su Via Villanova.
La fabbrica è appunto Palazzo Migliazzi costruito poco prima del 1743 e ubicato in modo tale da risultare protetto e difeso dalla vicina Casa Tonelli.
Se le ragioni che spinsero alla costruzione dell’edificio furono di ordine politico e strategico per il Paese, non sappiamo però chi ne commissionò l’opera che certamente lega la sua storia a quella di tre importanti famiglie del Paese: i Polastri, i Migliazzi e i Colonna. Il rimando alla prima famiglia è individuabile nell’antico stemma nobiliare visibile sul prospetto principale di via Villanova (fig. 4), che, diviso in due parti, riporta superiormente un volatile e inferiormente degli astri da cui l’esplicito richiamo ai Polastri 2.
Rispetto alla configurazione originaria già con i Polastri l’edificio subisce trasformazioni ed ampliamenti: è infatti presumibile pensare che il corpo originario fosse leggermente più piccolo in quanto privo di parte della zona corrispondente all’attuale androne di ingresso e di parte dell’ala est.
Dai Polastri il palazzo passa alla famiglia Migliazzi, fu proprio questo il casato che incise maggiormente sull’aspetto architettonico ed artistico finale dell’edificio. Con il passare degli anni l’edificio subisce significative modifiche e trasformazioni e cambia nuovamente di proprietà passando alla Fami glia Colonna.
Nel 1992 muore Luigi Colonna (fu Pietro) che lascia l’edificio in successione all’Ispettoria Salesiana Novarese Alessandrinache, nell’agosto 2005, inoltra domanda di alienazione dell’immobile agli Enti competenti con richiesta di dichiarazione di interesse. L Ente vigilante, nello specifico la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte, autorizza l’alienazione, riconoscendo all’edificio caratteristiche architettoniche di pregio.
Nel febbraio 2006 – ed è storia recente – l’immobile viene venduto dall’Ispettoria Salesiana Novarese Alessandrina al gruppo S.P.F. Immobiliare S.r.l. di Frugarolo, che ha espresso da subito l’intenzione di volere procedere ad un attento intervento di restauro conservativo dell’immobile, nel rispetto di quanto previsto dal Codice dei Beni Culturali in materia di tutela e conservazione e di quanto prescritto in fase di alienazione in merito alla destinazione ad uso residenziale e terziario dell’edificio.