Restauro di un cassettonato ligneo
Agenti Biologici di degrado
I fattori di degrado dovuti all’invecchiamento e modificazione dei materiali costituenti, sono spesso affiancati da agenti biologici che contribuiscono in modo consistente alla degradazione del materiale legno. Agenti biologici rappresentati dall’attacco xilofago e dalla
creazione di funghi e muffe. Per quanto riguarda questi ultimi la loro formazione è legata alla concentrazione di umidità (si formano prevalentemente con umidità relativa superiore all’80%) e quindi è possibile combatterle ,oltre che con un buon prodotto antifungino, con il ripristino ambientale.
Per quanto riguarda gli insetti le famiglie che maggiormente attaccano il legno sono quelle degli anobidi e dei cerambicidi; i primi più pericolosi perché continuano ad attaccare anche legni molto vecchi. Sarebbe importante venire a conoscenza del tipo di insetto che infesta l’opera per intervenire nel momento del ciclo evolutivo in cui è più vulnerabile ottenendo così un risultato migliore. Sono diversi i metodi di intervento; per quanto riguarda il nostro caso, prenderemo in considerazione solo i mezzi chimici, che sono i più sperimentati, comuni e abbordabili.
Terminata la fase di indagine, molto importante sarà aver verificato le buone condizioni di tenuta strutturale del soffitto. Nel nostro caso, non dovendo ricorrere allo smontaggio, risulta difficile l’utilizzo di un antitarlo liquido, perché la penetrazione del prodotto sarebbe limitata e non garantirebbe la buona riuscita dell’operazione. Per questo motivo dovremo stendere il prodotto anche dalla parte superiore del cassettonato. Importante in tale intervento è l’utilizzo di prodotti testati e di alta qualità, infatti bagnature particolarmente abbondanti possono alterare sia il materiale legnoso sia eventuali strati pittorici e la patina. Questo tipo di intervento agisce per ingestione, inalazione e contatto avendo un azione prolungata nel tempo, efficace anche come tipo di prevenzione
Analisi
Le analisi vengono effettuate per avere la maggior conoscenza possibile sull’opera su cui andiamo a intervenire. Possono essere utili per conoscere la storia del manufatto, in alcuni casi aiutano la datazione, a riconoscere gli interventi non originali sulle opere, per capire i materiali da utilizzare nel restauro e soprattutto per intervenire in modo più cosciente.
Molteplici sono le metodologie di indagine di cui il restauro si avvale con il supporto della scienza e della tecnologia, attingendo molto da altri campi e aree di studio. Lo scopo è conoscere intrinsecamente l’opera su cui si lavora, la materia di cui è composta, l’ambiente in cui si trova, le alterazioni e le degradazioni che ha subito nel corso degli anni.
Analisi che non prevedono alti costi di esecuzione, sono quelle grafiche, fotografiche, a livello critico-estetico e storico-artistico. Un analisi spesso sottovalutata è quella che consiste nell’osservare dettagliatamente con senso critico; operazione che porta a una conoscenza approfondita dell’opera.
Un aspetto importante del manufatto è la sua natura materiale, garantita da fenomeni fisici e chimici. La materia deve comunque mantenere la sua originaria natura e significato artistico-espressivo essendo supporto dell’estetica, così come la scienza che la indaga.
Processi distruttivi e non distruttivi
L analisi di tipo distruttivo prevede il prelevamento di un minuscolo campione da un opera. Il prelevamento è atto a una conoscenza più approfondita delle caratteristiche della materia presa in esame e
deve essere effettuato in punti rappresentativi. Il campione non deve essere inquinato durante il prelievo e il trasporto per non falsare il risultato dell’analisi. Questa operazione provoca inevitabilmente la
perdita di alcuni frammenti, ma bisogna bilanciare il danno con gli enormi
vantaggi che porta nella fase di intervento e conservazione ella stessa. Effettuando razionalmente il campionamento non si portano modifiche al contenuto espressivo e questa operazione permette in molti casi di preservare l’opera da un rapido degrado.
Le analisi di tipo non distruttivo sono quelle che non richiedono prelievo di campione e sono effettuate con l’utilizzo di diverse forme di energia (elettromagnetica, acustica, magnetica, termica, etc) che risponde in modo differente a seconda del tipo di materia stimolata.
Non é però ancora chiaro se questi stimoli non abbiano realmente ripercussione sulla materia e quindi siano realmente innocue per l’opera.
Analisi applicate al cassettonato
Il tipo di analisi che applicheremo saranno soltanto di tipo critico estetico e storico artistica per giungere a una corretta collocazione nel tempo dell’opera, integrate da quelle fotografiche e grafiche. La scelta di questo tipo di analisi é stata dettata dagli alti costi delle indagini più approfondite e dalla non riscontrata necessità di effettuarle, essendo il cassettonato privo di particolari problematiche.