Retour Egypte – Consolare- Storia del Mobile
Fonte: Associazione Senzatempo. Prof. Paolo Cesari
dal 1798 al 1815
Questo stile ebbe larga eco in Francia e in Europa e origina dalla fulminea e fortunata campagna militare dell’ancor giovane generale Bonaparte in terra d Egitto, nel 1799. La moda delle egizianerie aveva già in Italia trovato un precedente interprete nell’incisore Giovan Battista Piranesi, ma la vasta diffusione che ebbe anche nel mobile l’ornamento egiziano trova il principale trampolino di lancio con la pubblicazione nel 1802 del Voyage dans le Basse et la Haute Egypte pendants les campagnes du Général Bonaparte di Dominique Vivant Denon, il barone-egittologo che seguì con uno stuolo di artisti-disegnatori il futuro imperatore nella terra dei faraoni, copiando diligentemente ogni vestigia archeologica che fu loro possibile fissare nella carta.
Se fu in particolare nel primo decennio dell’Ottocento che gli arredi si vestirono di ornati di sfingi, palmette, urne funerarie, cariatidi, profili egizi, obelischi, non di rado in simbiosi con elementi greco-romani, è bene rilevare che fino alla fine degli anni Trenta del XIX secolo, quindi ben oltre la Restaurazione, la moda del Retour d Egypte ispirò ebanisti e committenza. In Italia questo fenomeno trovò particolare consenso a Roma e a Napoli. E inoltre da menzionare la particolare interpretazione che contagiò l’arredo inglese, dovuto all’inventiva di Thomas Hope.
Stile Consolare
dal 1799 al 1804
Nel 1799, con la prolclamazione di Napoleone Bonaparte Primo Console, la tendenza – già assimilata durante il Direttorio – incline a concepire arredi improntati a sobria linearità, con mobilia vestita di colori a tinte scure la cui diffusione aveva trovato come protagonista indiscusso il legno di mogano, diviene una vera e propria moda mediatica. Il nuovo gusto peraltro interpreta alla perfezione quel processo di vittoriosa identificazione culturale-militaresca che le guerre napoleoniche lentamente diffondevano nel subconscio collettivo francese. Supporti e gambe sagomati a sciabola introdotti dall’ebanista Jacob, trovano ora impiego generalizzato, i venti di guerra che ovunque vedevano trionfare il tricolore del Bonaparte contagiarono l’intero modo di concepire l’arredo, con sale che talvolta imitavano (anche negli parti ad affresco) vere e proprie tende d accampamento militare, e sempre più l’orientamento degli ebanisti in ragione di precise richieste della committenza di potere fu indirizzato verso produzioni in sintonia con modelli di evidente richiamo romano-imperiale. E in questa fase che trova la sua prima comparsa il piede tornito a triclinium , a reggere letti, divani, dormeuse e finanche in commodes e comodini. Ai lati del letto, in genere alla polacca e sovrastati da baldacchini e tendaggi, si diffuse la moda di abbinare comodini a colonna, che in un qualche modo richiamavano la forma dei tamburi militari che guidavano la marcia dell’invicibile armata. Sempre in epoca consolare si confermò nella camera da letto la presenza della psiche, nella camera da letto si assiste all’introduzione nell’armadio di un
grande specchio nell’anta centrale. Tra le sedie conosce larga fortuna la tipologia detta curiale nella quale le gambe si compongono con i braccioli a formare una X.
Dopo i primi anni seguiti alla crisi della Rivoluzione, rifiorì sulla mobilia l’ornato a guarnizione bronzea che nel primo periodo del Direttivo di rado comparvero a impreziosire superfici d arredo. Tra gli ebanisti-bronzisti, divenne celebre celebre Pierre-Philippe Thomire, un artista a cui peraltro spetta l’introduzione di importanti innovazioni tecniche relative alla fusione del bronzo e la cui fortuna commerciale lo portò a impiegare centinaia di lavoranti.
E proprio in epoca consolare è la guarnizione bronzea dorata che diventa protagonista indiscussa degli arredi del tempo: cinture, pilastrate, gambe, crociere, predelle, braccioli e quant altro sono rifiniti da clipei, stelle, strali, fregi, acroteri e divinità del pantheon greco, romano, etrusco o egizio, sovente lavorate a traforo entro motivi a losanga. Tra i fregi del periodo, particolarmente tipizzanti furono quelli a corona consolare e a strale di Zeus .
Oltre al sempre rinomatissimo mogano, di norme disposto a lastronature speculari a formare con le venature (o piume) contrapposte il caratteristico effetto ad ali di farfalla , trovò buona diffusione anche la betulla e la radica di tuja.
In Italia, dove solo raramente si utilizzò il pregiato mogano, si continuò ad eseguire mobilia con legni di frutto e sempre diffuso rimase il massello di noce. E bene sottolineare il fatto che lo stile consolare fu massimamente una moda che attecchì in Francia, in Italia sortì solo echi riflessi e quasi del tutto ininfluenti.