Stile Luigi XIV – Storia del Mobile
Fonte: Associazione Senzatempo. Prof. Paolo Cesari
dalla metà del XVII secolo al 1715
Con l’avvento al trono di Francia del Re Sole, si accentua la visione classicistica dell’arte, in evidente contrasto con le tendenze più appariscenti del barocco romano imperante in Italia. Per meglio comprendere il mutare del gusto alla corte di Francia, che fino a pochi decenni prima importava dall’Italia tendenze e artisti, basti pensare al clamoroso fiasco che il massimo genio del barocco italiano ebbe poi a patire quando, nel 1665, fu ricevuto con grande onori regali al cospetto di Luigi XIV. Ebbene, Gian Lorenzo Bernini non riuscì a imporre il suo sfarzoso progetto per l’erigenda nuova facciata del Louvre, si preferì optare per una soluzione più tradizionale, dovuta in gran parte a Claude Perrault.
Classicismo Barocco
Tuttavia, in questo periodo, anche per quanto pertiene la mobilia, con giusta ragione si può parlare in generale di classicismo barocco , in ragione del fatto evidente che i principi informatori di questo stile sono basati su un singolare miscuglio di decoro e grandiosità, di rigore formale e di sfoggio di pompa e fasto, che nel caso particolare degli arredi destinati alla corte assurge a celebrazione convinta della monarchia. Il carattere curiosamente omogeneo che esprime la produzione di questo periodo, è probabilmente imputabile al fatto che un identica necessità iconografica fu avvertita nel contempo dai personaggi di maggior peso politico allora in Francia: dal cardinale Mazzarino al ministro Colbert. A questo si aggiunga che l’unitarietà che contraddistingue la produzione, la prolungata e polivalente attività di personalità artistiche dominanti come il pittore Charles Le Brun o gli architetti Louis Le Vau e Jules Hardouin-Mansart. Si aggiunga infine l’innumerevole mole di committenze legate a un programma edilizio di portata straordinaria, dal castello di Vaux-le-Vicomte al complesso di Versailles.
Arredi Lignari
Per quanto pertiene strettamente gli arredi lignari, come si è detto in linea con la grandeur del sovrano, i mobili e in generale gli arredamenti presentavano una calibrata mescolanza di barocco e di classicismo, di gusto italiano e francese, non senza influenze mutuati dalle fiandre. Frequenti erano gli intagli, le dorature, gli intarsi in legno pregiato, le applicazioni in metallo e tartaruga, secondo un repertorio ornamentale che comprendeva racemi vegetali, ghirlande, volute, conchiglie, mascheroni, grottesche, foglie d acanto, ecc.
Tra i mobili di ebanisterie (ovvero intarsiati o impiallacciati), un posto di riguardo spetta al cabinet, spesso in ebano, avorio, lacca, incrostato di metalli e pietre dure, grande diffusione conosce la commode e il bureau. Una novità è la cosiddetta scrivania mazzarina (o più precisamente bureau à gradin), a otto gambe generalmente a balaustro raccordate da crociera sagomata. Tra la produzione a menuiserie (ovvero a intaglio) si cita il gueridon, la console, il pied de table; tra i sedili il pliant, di antichissima origine nelle caratteristiche gambe dai sostegni a X e il tabouret, sgabello destinato a corte alle dame dell’alta aristocrazia.
Tra i numerosissimi mobilieri attivi in Francia, conobbero grande rinomanza l’italiano francesizzato Domenico Cucci e André-Charles Boulle. Il primo, attivo anche per la Manifattura Reale dei Gobelins, realizzò magnifici cabinets in ebano, ornati di pietre dure (si pensi alla coppia conservata nel castello di Alnwick). Boulle fu autorità indiscussa: introdusse la moda di incrostare la mobilia con impiallacciature e tarsie di metallo o tartaruga, poi impreziosita da bronzi in fusione a cera persa, rifiniti a cesello e dorati al mercurio (celebre la coppia di commodes a Versailles e la scrivania per l’elettore di Baviera, oggi al Louvre).
Il Mobile in Italia
In Italia, la mobilia realizzata sotto gli influssi delle mode diffuse nella Francia del Re Sole, trovò larga eco, sebbene il retaggio dello stile barocco romano mai fu completamente sedato.Il secondo Seicento fu per certi versi l’epoca aurea dell’aristocrazia italiana e fu peraltro propizio anche alla ricca borghesia mercantile che aspirava al patriziato: a tal fine furono spese autentiche fortune per conferire alle proprietà immobili quel grado di solennità consono (e necessario) per onorare tale privilegio di sangue (penso ai banchieri Rezzonico a Venezia o ai molti casi consimili nella Repubblica Ligure o ancora ai Buonaccorsi di Macerata), in più casi dunque tra il Sei e il primo Settecento si produssero arredi aggiornati alle tendenze d oltralpe, ma ancora informati alla magniloquenza e al luccichio aureo più consono alla scenografia barocca. Si osservi inoltre il gran numero di palazzi edificati in Italia durante il potentato di Luigi XIV e fin da subito risulterà evidente il gran numero di arredi che furono commissionati per renderne gli interni fruibili e_. scenografici.
Tipologia di Mobili
Direi importante notare un primo assunto: mai prima d ora furono realizzate intere suite destinate a uniformare la mobilia di una sala di rappresentanza: dalle immancabili consoles autentiche protagoniste dell’arredo assolutista, a imponenti specchiere destinate a dilatare spazi di per se già notevoli, a immancabili specchierine in miniatura (le caratteristiche ventoline), destinate alla piccola luminaria quotidiana o ad accrescere quella dei grandi lampadari accesi nei giorni di festa, e ancora sedie, divani e poltrone di rappresentanza (in gran numero), dalla pattona via via fino alla carabiniera. Alle pareti era sempre disposta la miglior quadreria di cui la famiglia potesse dar sfoggio, naturalmente i dipinti erano esposti entro cornici a cartocci dorati. Mancavano nelle grandi sale tavole o altra mobilia che fosse d eventuale intralcio alla danza o alla conversazione. Tuttavia il tavolo è ormai presente nel nuovo arredo palaziale seicentesco, che a differenza dei secoli precedenti ha trovato nella sala da pranzo definitiva collocazione, allocato in genere vicino a una coppia di credenza.
Sul finire del secolo bureau e trumeau ornavano camere da letto e sale intermedie, mentre i canterani, in gran numero, avevano finito per sostituire un mobile il cui lungo stato di servizio era ormai entrato in disuso: il cassone. Al suo posto, lungo le sale o i saloni e disposte negli interminabili corridoi dell’abitazione signorile fan bella mostra di se cassapanche o credenze scantonate, il più delle volte laccate o marezzate. Pur nella minor ricchezza tipologica che caratterizza la coeva produzione francese, anche nell’Italia d allora si assiste a un proliferare di nuova mobilia, dal comò mosso a balestra, a scrivanie di varia foggia, dalla Mazzarina alla San Filippo, si è inoltre diffusa la libreria, che condivide gli spazi con la credenza a doppio corpo, destinata a custodire sotto chiave i documenti meno accessibili alla numerosa servitù. Ebbene, ognuno di questi arredi mostra i segni dei tempi nuovi: sedie, tavole e console hanno piani o sedute lievemente sagomati, le gambe sono del tipo a balaustro , e sempre risultano raccordate da crociere movimentate a osso di montone. Dalle cimase di specchiere, ventoline, divani svettano motivi a intaglio nastriformi o a stilizzazione floreale, sempre rigidamente a stesura simmetrica, che talvolta sembrano conchiglie, o luminosi raggi solari o forse ancora lambrecchini, analoghi disegni si ritrovano nelle grembiuline di console, di sedili e finanche di bureau o di letti di particolare pregio.
Il motivo della mossa a linea spezzata domina incontrastato, su arredi destinati a qualsivoglia funzione e se il mobile è di pregio si può star certi che è in massello di noce di selezionata qualità o è lastronato a vista con radiche pregiate, ben disposte a effetto speculare, che in taluni casi sono intarsiate in forma floreale con essenze di acero o giallo paglierino, se non già ammantate da incrostazioni in avorio.
La mobilia di questo periodo, se di rappresentanza, è vistosamente dorata anche e fino a spessori detti a buccia di patata , o laccata (se di struttura in legno povero), se destinata a rango sociale elevato è di norma vestita da radiche e in taluni casi rifinita a intarsio. Verso la fine del Seicento le forme accentuano movimentazioni curvilinee a balestra e tendono a scantonarsi lungo i lati delle pilastrate, le forme sono in ogni caso ancora di rilevante ingombro volumetrico, peraltro adatte a grandi spazi abitativi, con alti soffitti a cui devono necessariamente uniformarsi.
Dal primo quarto del Settecento in avanti, si nota il manifestarsi di forme più raccolte, sempre più spesso la doratura e a foglia d argento meccata. Gli incastri di parti montanti e in particolare nelle vasche dei cassetti diventano a doppia o a tripla coda di rondine. Il piede, può assumere la caratteristica foggia a prosciutto o continua genericamente la forma a balaustro o persiste nella tipologia a mensola sagomata, detta anche a ciabatta .
In ultimo, è bene considerare che in Italia, contemporaneamente alla piena diffusione del verbo romano o alle mode di epoca Luigi XIV, pur tuttavia si continuò per tutto il Seicento a produrre arredi lignari nelle forme lineari e tradizionali già codificate fin dal lontano primo Rinascimento: manufatti di sobria eleganza e di solida costruzione. Questo tipo di mobilia si riconosce grazie a una meno evidente citazione del lessico decorativo cinquecentesco, tende a scomparire il piede leonino in favore del piede a mensola o a plinto, le paraste o le lesene si liberano da intagli e presentano perlopiù svecchiature lisce riquadrate entro cornici, fianchi e fronte cominciano a vestirsi di formelle bugnate, i piani sovente presentano forte spessore, nei cassetti le vasche sono fissate con incastra a T o a doppia L, le chiodature nelle parti strutturali presentano testa a fungo o sul finire del secolo già hanno sviluppato la nuova foggia a farfalla aperta. L uso di olio cotto nella seconda metà del Seicento è frequente. Le misure medie dei tagli al filo si aggirano intorno ai 2,5cm. Tra le poche concessioni che la mobilia di questa tipologia concede alle lusinghe del barocco, si riscontra l’applicazione di bulle o borchie in ottone, particolarmente diffuse in area emiliano-romagnola. Tipici nuovi arredi del periodo sono la madia e l’arcile. Certo la nota di maggior caratterizzazione è la frequente presenza di elementi quali montanti, gambe o traverse, a rocchetto tornito, sempre differenziato in ragione della stesura regionale.