AntiquariatoStoria del mobile

Stile Luigi XV -Storia del Mobile

Fonte: Associazione Senzatempo. Prof. Paolo Cesari

Stile Reggenza dal 1715 al 1722 e Stile Luigi XV dagli Anni Venti agli Anni Sessanta del Settecento

Durante il periodo della reggenza al trono di Francia di Filippo d Orleans, le tendenze innovative che già dal primo Settecento affioravano nella produzione ancora pur tuttavia di stile Luigi XIV, si imposero con più vigore, fino a determinare una vera e propria virata in senso rocaille. In questi anni si assiste a un mutato interesse dell’uso del mobile, ricercando funzionalità e fruibilità per sempre più relegare a secondaria importanza esigenze di grandiosità e sfarzo. La novità di maggior rilievo in epoca Régence è nella nuova tipologia della commode che ormai si è completamente codificata nella forma a due cassetti, sebbene in questi esemplari le gambe siano ancora tozze e nell’insieme il mobile risulta piuttosto disarmonico. 

Stile Luigi XV

I termini cronologici di questa fase stilistica coincidono solo approssimativamente con gli anni del regno del sovrano francese (dal 1722 al 1774). Si è infatti visto come già in periodo di reggenza dell’Orleans vi siano precognizioni e ampi sviluppi in senso Rococò, e peraltro fin dagli Anni Cinquanta del secolo il mutare del gusto in senso Neoclassico diviene moda conclamata già intorno al 1760. 

La precisazione di cui sopra nulla toglie a quasi un quarantennio di fortuna incontrastata che segnò il pieno trionfo del Rococò nel clima storico europeo. 

Ebbene, in Francia, fin dai primi decenni del Settecento si verificarono grandi cambiamenti che influirono non solo nel campo delle arti figurative e decorative. L etichetta di rigida solennità che fin allora aveva permeato la vita pubblica segna il passo verso una più vitale e in parte spensierata concezione della vita, favorendo l’introduzione di un gusto più leggero e fantasioso. In questi anni letteralmente esplode la mania per il collezionismo degli oggetti d arte e per le curiosità, ingenerando la ricerca per tutto ciò che è prezioso, estroso, personale, futile o esotico: le astrazioni ornamentali dell’arte dell’Estremo Oriente si intrecciarono indissolubilmente con il nuovo verbo rocaille

Meccanismi che se azionati in una classe sociale già erudita e incline al bello, determinarono un irrefrenabile desiderio di raffinatezza. Luigi XV e la sua stessa favorita Madame de Pompadour diedero per primi l’esempio. Il re mai troppo amò dedicarsi a fondo alla res pubblica ed è anzi noto il suo interesse per l’esecuzione di oggetti di lusso quali avori torniti o cimenti nel campo dell’orologeria, la Pompadour fu per parte sua il vero ago della bilancia in fatto di gusto e di moda: divenne autentica protettrice delle arti e mecenate di talenti come Boucher e Falconet. L aristocrazia di corte non tardò a emularne lo stile di vita. Le ricche residenze di città o di campagna furono preferite a Versailles e nel contempo si rafforzò la predilezione per interni più piccoli e accoglienti, resi eleganti da raffinate boiseries a chinoiseries, con un moltiplicarsi di generi di mobili – sempre più spesso di dimensioni contenute – e di oggetti che corrispondevano alle accresciute esigenze di una vita quanto mai comoda.

 La caratteristica stilistica che designa la mobilia di epoca Luigi XV è quindi dominata dall’ornamento a rocaille, sempre disposto in modo estroso e asimmetrico. E questa una stilizzazione decorativa astratta – benché desunta da motivi naturalistici – che si traduce nei fatti in un intreccio spumeggiante di viticci o cartigli floreali che nel loro continuo ripetersi costituiscono il leitmotiv dell’intero sistema decorativo: è sovente lo stesso motivo della rocaille a determinare la forma del mobile (o di una porcellana o di un pezzo d argenteria, ecc.).

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Analogamente, i pannelli in boiseries a grottesche romane , non sono altro che spiritosi e leggeri adattamenti che reinterpretano prototipi rinascimentali italiani di grotte ornate da conchiglie multicolori, ben soddisfacendo il desiderio di circondarsi di arredi curiosi o inusuali. L interesse per il decoro a cineseria trovò un insuperabile interprete nel pittore di corte Francois Boucher. 

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Tra gli ebanisti di maggior spicco si ricordano Charles Cressant (1685-1768), Antoine Gaudreaux (1680c.-1751), Jacques Dubois (1693-1763) e ancora Nadal, Oeben, Lacroix, Delanois e Riesner. Già si è detto che è l’epoca dove la mobilia si perfeziona e si differenzia sulla base delle rispettive funzioni: le scrivanie (bureau plat) sviluppano comodi cassetti ben disposti sotto il piano, nasce un nuovo mobile scrittoio, detto secrétaires, composto da un tavolo sormontato da cassetti e un piano ribaltabile, con varianti a dorso d asino , a doppio dorso ad armadio con ripiano ribaltabile verticale, e ancora a cilindro con saracinesca arcuata che si ripiega all’interno del piano. Si moltiplicano i tipi di tavolini per gli usi più svariati, a scrittoio o a toilette, nasce il bonheur de jour a due corpi per le signore o la tipologia en chiffonnière con piano in porcellana, e ancora una moltitudine di tavolini da lavoro o da gioco. Tra le sedie si definisce la versione meublantes munita di schienale piatto e destinata ad arredare i muri delle stanze con sola funzione ornamentale, e si diversifica la categoria delle courantes o en cabriolet, provviste di schienale ricurvo e da disporsi al centro della stanza. 

Per quanto pertiene le poltrone non mancano novità: è di gran moda la bergère che se destinata ai malati assume la forma de comodità, non meno di moda è la marquise o la versione detta a tete-à-tete per due persone, la chauffeuse per meglio assaporare il tepore che emana il camino acceso, la duchesse, fra i giocatori è in auge la voyeuse provvista di spalliera superiore imbottita per permettere a un eventuale spettatore di appoggiarsi o sedervi a cavalcioni, per meglio godere il piacere del gioco, vi sono poi poltrone da toilette e una miriade di divani e canapè. I letti non manifestano grandi novità se rapportati al tempo del  Re Sole, vengono tuttavia quasi interamente ricoperti di stoffa, montano baldacchino o imperiale e si tende a collocarli entro un alcova resa accogliente da vivaci tappezzerie. 

Altre tipologie sono i bas d armoire, a metà tra le credenze e l’armadio, un gran numero di encoignures (angoliere) e molte varianti di consoles. Tra i complementi d arredo figurano paraventi e parafuoco, in genere ornati da tappezzerie ricamate. 

Trumeaux veneziano decorato a "lacca povera": inizio del XVIII sec. Musei del Castello Sforzesco

Il mobile principe dello stile Luigi XV è la commode, di norma a fronte e fianchi bombati, poggianti su sinuose gambe en cabriolle (a capriolo). Presentano volumetria contenuta se raffrontate alla mobilia della generazione precedente, in epoca Rococò raggiungono una dignità e un armonia formale insuperabile anche nella produzione foggiata. Se destinate a committenza agiata si assiste a un vero e proprio sfoggio di raffinatezze, da intarsi a rocaille stilizzate su fondi impiallacciati con essenze di radiche pregiate, spesso esotiche, disposte a effetto speculare o a marquetterie, con studiato effetto geometrico, ne mancano guarnizioni metalliche dorate a vestire le pilastrate o incamiciare i piedi. Medesima fortuna incontra il bureau mentre il trumeau sebbene ancora in auge qui tuttavia conosce il suo irreversibile declino.  

In Italia, dove il passaggio al rocaille è graduale, l’arredo conosce impiego di materiali di minor pregio ma notevole finezza ornamentale. Alla corte dei Savoia il nuovo stile lascia autentici capolavori, dal Palazzo Reale alla Palazzina di caccia di Stupinigi, con il virtuoso Pietro Piffetti che opera mirabili tarsie incrostate su mobilia di felicissima ideazione formale, ne manca il decoro bronzeo dorato che la dinastia dei Caffieri esegue con mirabile perizia. Venezia in questi anni, per quanto pertiene il mobile, diviene un centro di prestigio a diffusione europea, si eseguono esemplari sagomati e bombati con proporzioni nuove e dagli esiti irripetibili, si preferisce al decoro bronzeo l’intaglio, che per armonia e compostezza formale risulta impareggiabile. In particolare la Serenissima Repubblica conosce rinomanza per mobilia dipinta e laccata, con una vasta produzione di vassoi, cofanetti, candelieri, servizi da toilette, ventoline in lacca povera (applicazione di carta stampata e verniciata, fornita in buona parte dai Remondini di Bassano), grande attenzione si presta alle tendenze orientalistiche e l’arte del vetro diviene indispensabile elemento d arredo con luminarie, lampadari, specchi e specchiere a elementi policromi, detti chiocche . Domina nella nostra penisola il gusto per la lucentezza, gli arredi vengono rifiniti a gomma lacca, parquets e tappezzerie mostrano tinte chiare, e sovrano incontrastato domina il colore bianco, a cui si aggiungono oro e argento a sottolineare ornamenti e partiture. 

Tra gli Anni Quaranta e Sessanta del Settecento anche in Italia si assiste a radicali mutamenti tecnico-costruttivi nell’arte lignaria. In Liguria e in Piemonte (oltre al precoce impiego di schiene a doppia fodera) si nota il primo diffondersi dell’uso di sottile impiallacciatura di radica, che in strati così contenuti permettono applicazioni sullo scafo direttamente a colla, eliminando l’uso dei bironcini di morsaggio. In ogni caso la lastronatura quasi dimezza il suo spessore se raffrontata a quella seicentesca. La chiodatura del mobile è ora nella tipologia a farfalla serrata e per ogni specifica parte del mobile è altamente differenziata. Gli incastri a coda di rondine trovano applicazione in forma binata agli apici, o a serraggio centrale. 

Le parti strutturali ora oscillano tra tagli compresi tra 2 e fino a 1 cm. La tipica gamba en cabriolle dell’epoca rocaille è in genere lavorata su materiale grezzo gìa reso curvilineo dalla natura. Molta mobilia, di norma, inizia a vestirsi di piani marmorei.

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